mercoledì 25 novembre 2009

Fiabe di Natale 2: ecco i primi "finali" alternativi

I ragazzi di prima media si sono confrontati con questa fiaba di Guido Gozzano provando ad inventare un finale differente da quello proposto dall’autore.
In attesa di leggere (e pubblicare) quello che hanno saputo creare, provate anche voi a confrontarvi con questo arduo compito! I migliori finali saranno pubblicati sul sito!


Prof.sa Ortolani

NEVINA E FIORDAPRILE


Quando  il sughero pesava
e la pietra era leggera
come il ricciolo dell'ava
c' era allora, c' era... c' era...

... una principessa chiamata " Nevina", che viveva sola col padre Gennaio.  Lassù, nel candore perpetuo, abbagliante, inaccessibile agli uomini, il re Gennaio preparava la neve con una chimica nota a lui solo; Nevina la modellava su piccole forme tolte dagli astri e dagli edelweiss, poi, quando la cornucopia era piena, la vuotava secondo il comando del padre ai quattro punti dell'orizzonte. E la neve si diffondeva sul mondo. Nevina era pallida e diafana, bella come le dee che non sono più; le sue chiome erano appena bionde, d'un biondo imitato dalla stella polare, il suo volto, le sue mani avevano il candore della neve non ancora caduta, l'occhio era ceruleo come l'azzurro dei ghiacciai.
Nevina era triste.

Nelle ore di tregua, quando la notte era serena e stellata e il padre Gennaio sospendeva l'opera per dormire nell'immensa barba fluente, Nevina si appoggiava ai balaustri di ghiaccio, chiudeva il mento fra le mani. e fissava l'orizzonte lontano, sognando.
Una rondine ferita che valicava le montagne, per recarsi nelle terre del sole, era caduta nelle sue mani che avevano tentato invano di confortarla: nei brividi dell'agonia la rondine aveva delirato, sospirando il  mare. i fiori, i palmizi, la primavera senza fine. E Nevina sospirava da quel giorno le terre non viste.
Una notte decise di partire. Passò cauta sulla barba fluente di Gennaio, lasciò il ghiaccio e la neve eterna, prese la via della valle, si trovò fra gli abeti. Gli gnomi, che la vedevano passare diafana, fosforescente nelle tenebre della foresta, interrompevano le danze, sostavano a cavalcioni sui rami, fissandola con occhi curiosi e ridarelli.
" Nevina!"
" Nevina. dove vai?"
" Nevina. danza con noi! "
" Nevina. non ci lasciare! "
E gli spiritelli benigni facevano ressa intorno, tentavano di arrestarle il passo, abbracciandole con tutta forza le caviglie, cercavano di imprigionarle i piedi leggeri entro i rami d'edera e di felce morta.
Nevina sorrideva, sorda ai richiami affettuosi, toglieva dalla cornucopia d'argento una falda di neve, la diffondeva intorno, liberandosi dei piccoli compagni di giuoco. E proseguiva il cammino diafana, silenziosa, leggera come le dee che non sono più.
Giunse a valle, fu sulla grande strada.
L'aria si mitigava. Un senso di affanno opprimeva il cuore di Nevina. Per respirare, toglieva dalla cornucopia una falda di neve, la diffondeva intorno, ritrovava le forze e il respiro nell'aria fatta gelida subitamente.
Proseguì rapida, percorse gran tratto di strada. Ad un crocevia sostò in estasi, con gli occhi abbagliati.
Le si apriva dinnanzi uno spazio ignoto, una distesa azzurra e senza fine, come un altro cielo tolto alla
volta celeste, disteso in terra, trattenuto, agitato ai lembi da mani invisibili. Nevina proseguì sbigottita. La Terra intorno mutava. Anemoni, garofani, mimose, violette, narcisi, giacinti, giunchiglie, gelsomini, tuberose fin dove l'occhio giungeva, dal colle al mare, mal frenati dai muri e dalle siepi dei giardini, i fiori straripavano come un fiume di petali dove emergevano le case e gli alberi. Gli ulivi distendevano il loro velo d'argento, i palmizi svettavano diritti, eccelsi come dardi scagliati nell'azzurro.
Nevina volgeva gli occhi estasiati sulle cose mai viste, dimenticava di diffondere la neve; poi l'affanno la riprendeva, toglieva una falda, si formava intorno una zona di fiocchi candidi e d'aria gelida che le ridava il respiro. E i fiori, gli ulivi, le palme guardavano pur essi con meraviglia la giovinetta diafana, che trasvolava in un turbine niveo, e rabbrividivano al suo passaggio.
Un giovane bellissimo dal giustacuore verde e violetto, apparve dinanzi a Nevina, fissandola con occhi inquieti, vietandole il passo:
" Chi sei? "
" Nevina sono. Figlia di Gennaio. "
" Ma non sai, dunque, che questo non è il regno di tuo padre? Io sono Fiordaprile, e non t'è lecito avanzare sulle mie terre. Ritorna al tuo ghiacciaio, per il tuo bene e per il mio! "
Nevina fissava il Principe con occhi tanto supplici e dolci, che Fiordaprile si sentì commosso.
" Fiordaprile, lasciami avanzare! Mi fermerò poco. Voglio toccare quella neve azzurra, verde, rossa.
violetta che chiamate fiori, voglio immergere le mie dita in quel cielo capovolto che è il mare".
Fiordaprile la guardò sorridendo; assentì col capo:
" Andiamo dunque. Ti farò vedere tutto il mio regno ".
Proseguirono insieme, tenendosi per mano, fissandosi negli occhi estasiati e felici. Ma. via via che
Nevina avanzava, una zona bigia offuscava l'azzurro del cielo, un turbine di fiocchi candidi copriva
giardini meravigliosi. Passarono in un villaggio festante: contadini e contadine avanzavano sotto i mandorli in fiore. Nevina volle che Fiordaprile la facesse danzare. Entrarono in ballo; ma la brigata si
disperse con un brivido, i suoni cessarono, l'aria si fece di gelo e dal cielo fatto bigio cominciarono a scendere, con la neve odorosa dei mandorli, i petali gelidi della neve, la vera neve che Nevina diffondeva al suo passaggio. I due dovettero fuggire fra le querele irose della brigata. Giunti poco lungi, volsero il capo e videro il paese di nuovo festante sotto il cielo rifatto sereno.
" Nevina, ti voglio sposare! "
" I tuoi sudditi non vorranno una regina che diffonde il gelo. "
" Non importa: la mia volontà sarà fatta. "
Avanzarono ancora, tenendosi per mano,  fissandosi negli occhi, immemori e felici ... Ma. ad un tratto Nevina s'arrestò coprendosi di un pallore ancora più diafano.
" Fiordaprile! ... Fiordaprile! ... Non ho più neve! ''
E tentava con le dita, invano, il fondo della cornocopia.
“ Fiordaprile!  ...  Mi  sento  morire  ...  Portami  al  confine  ...  Fiordaprile!  ...  Non  reggo  più!  ...  "
Nevina si piegava, veniva meno ... Fiordaprile tentò di sorreggerla, la prese tra le braccia, la portò di
peso, correndo verso la valle.
" Nevina! Nevina! "
Nevina non rispondeva. Si faceva diafana più ancora. II suo volto prendeva la trasparenza iridata della
bolla che sta per dileguare…..

Nessun commento: