lunedì 28 febbraio 2011

Il bilinguismo fortifica il cervello e aiuta ad invecchiare meglio

Vi propongo un articolo apparso su Itali@Magazine molto interessante, buona lettura
un sorriso
Lucia Rusconi


di Marco Milano
Saper parlare almeno due lingue straniere non serve solo al curriculum vitae o ad aumentare le possibilità di interazione sociale. A sostenerlo sono alcuni ricercatori del Center for Language Science della Pennsylvania State University, negli Stati Uniti. Studi condotti sugli effetti del bilinguismo dimostrerebbero che saper gestire più di una lingua non rischia di creare disorientamento nel bagaglio di informazioni e conoscenze acquisite ma, al contrario, può giovare in flessibilità delle funzioni cerebrali. I risultati sono stati presentati ufficialmente ed esposti in dettaglio al meeting annuale della American Association for Advancement of Science a Washington, che si è tenuto dal 17 al 21 febbraio. La ricerca rivede, in parte, precedenti risultati che individuavano nel bilinguismo un probabile ostacolo per lo sviluppo cognitivo, in età infantile. E’ però sul lungo termine del percorso di crescita di un individuo, che si possono apprezzare gli effetti di una scelta che non è solo di tipo culturale.
Un bilingue, in sostanza, può godere di diversi vantaggi: oltre alla possibilità della ricchezza lessicale e di una conseguente più elevata capacità di scegliere termini più opportuni nelle lingue padroneggiate, è in grado di comunicare al meglio con bilingui, passando agilmente da una lingua all’altra, o con chi parla una sola lingua, commettendo raramente errori di sovrapposizione. Una maggiore efficienza del cervello di soggetti che padroneggiano più di una lingua è stata verificata dai risultati di test diagnostici come il controllo con risonanza magnetica e l’elettroencefalogramma. Queste tecniche, infatti, sono utilizzate già da qualche anno per la loro confermata efficienza per monitorare l’attività cerebrale e individuare l’ “interruttore” che permette al cervello di passare da una lingua all’altra – regioni distinte della corteccia cerebrale reagiscono in modo differente a stimoli di più lingue, nonostante esista un singolo circuito cerebrale che sovrintende all’espressione linguistica. Riguardo i vantaggi del bilinguismo, le ricerche del Centre for Language Science non rappresentano, in realtà, una rivoluzione. Già precedenti studi avevano dimostrato che, grazie all’educazione bilingue, il cervello si sviluppa in modo superiore, aumentandone le capacità artistiche, l’interpretazione della realtà e favorendo un migliore rendimento scolastico.
Fa parte del senso comune che i processi cognitivi supportano le capacità intellettuali mentre si invecchia – uno studio del 2004 di Ellen Bialystok dell’ Università di York, confermava che i soggetti bilingue sono in grado di prestare maggiore attenzione agli stimoli e gestire più rapidamente e meglio operazioni complesse, in età avanzata. In questo senso, la recente scoperta offre una conferma di carattere sperimentale, aggiungendo interessanti prospettive per la cura di gravi patologie: conoscere più lingue può proteggere da malattie frequenti in età avanzata, come l’ alzheimer e la demenza senile. Il modo migliore perché un bambino cresca bilingue è fare in modo che viva in ambienti dove già si parla abitualmente più di una lingua, situazione favorita generalmente in famiglie in cui i genitori sono di nazionalità diverse.
Per velocizzare e offrire in modo diffuso le potenzialità del bilinguismo, può essere tuttavia un approccio educativo sistematico e precoce:  introdurre l’insegnamento di due lingue fin dai primi anni di scuola dovrebbe essere non solo un’opzione di arricchimento educativo, ma garanzia di uno sviluppo più completo. “Le parole sono importanti”. Se pronunciate in lingua diversa, diventano strategiche.

mercoledì 16 febbraio 2011

Il mare : “La Vacanza mentale”

"Il profumo del mare risveglia ricordi e sensazioni diverse. Un alunno di 2^A  si sente così..."
Prof. Benedetta Trabattoni



Quando chiudo gli occhi e penso al mare la mia mente attiva si rilassa. Diventa serena. Perché immagino di essere in una spiaggia deserta, in mezzo al nulla. Sento il suono del mare. Relax. Percepisco anche il profumo, è un profumo fresco e naturale, che mi fa sentire solo in questo mondo, rendendomi parte della natura. Divento una palma alta, verde e sana che si nutre dell’acqua del mare fresca e salata. L’acqua è trasparente e cristallina, brilla alla luce del sole. Sembra ci siano cristalli in essa. L’acqua pian piano si avvicina fino a toccare i miei piedi e in quel momento sono sereno e la mia mente è vuota… Rifletto. Rifletto sugli errori che faccio e su come noi umani a volte ci comportiamo come bestie, distruggendo lentamente la natura che ci circonda. Poi lentamente entro in acqua chiudo gli occhi e sento qualcosa di fresco che mi accarezza la pelle; poi li apro e vedo le bellissime e colorate creature marittime: pesci, coralli, conchiglie, granchi… questo mi fa sentire pieno di vita perché riesco a sorprendermi della loro bellezza. Sorrido. Mentre nuoto mi sento uno di loro… uscendo dal mare, il sole mi riscalda e mi asciuga la pelle. Poi riapro gli occhi e torno alla vita reale, quotidiana e inizio a fare i compiti. Quando avrò più tempo tornerò là, al mare per una nuova “vacanza mentale”. A riflettere.

martedì 15 febbraio 2011

Voti online


Durante la distribuzione delle pagelle, la scorsa settimana, la frase di una mamma mi ha portata a fare alcune considerazioni che mi fa piacere condividere con la speranza che qualcuno mi esponga il proprio punto di vista.
La frase è la seguente:
“Ho chiesto per anni di avere le valutazioni online, finalmente vi siete decisi”
Banalmente ho pensato:
“I genitori hanno modo di avere in tempi brevi,talvolta prima degli stessi interessati,gli alunni, tutte le valutazioni dei propri figli”
La comodità della tecnologia.
La velocità di internet.
Niente di più.
A fronte di un ulteriore impegno degli insegnanti, c'è un grosso vantaggio di tempo, di tira e molla con i figli: “Il vademecum è rimasto sotto il banco!” “La prof. non mi ha dato il voto”ecc.
In più c'è il vantaggio di poter leggere e verificare di persona, ciò che è riportato sul foglio raccolta dati, relativamente ai comportamenti, alla mancanza o meno di firme, materiali, compiti ecc.
Però, mi sento, come insegnante e come mamma, di approfondire ciò che in apparenza sembra riservare solo elementi positivi.
Premetto che sono convinta che, la scuola e gli insegnanti debbano camminare di pari passo con il cambiamento, le innovazioni e la trasformazione della società e non arrancare, rincorrendo,ma restando sempre troppo lontani da ciò che invece è aderente ai nostri utenti, gli studenti, proprio per questo, pennino e calamaio sono elementi decorativi della mia scrivania, anche se, ogni tanto, per un certo gusto un po' retrò, li utilizzo, magari per scrivere biglietti di auguri.
Torniamo alle valutazioni online.
Pensandoci bene, vedo un grosso rischio se non viene gestito dai genitori in modo corretto.
Il rischio è limitare la crescita del senso di responsabilità dei ragazzi e limitare i momenti di dialogo,in alcuni casi già drammaticamente ridotti all'osso, tra genitori e figli.
Provocatoriamente dico:”Perché collegarmi alla pagina delle valutazioni di mio figlio e -spiare- anziché invitarlo a sedersi accanto a me con il più vetusto vademecum e confrontarsi, nel bene e nel male, non su sterili numeri, ma su ciò che dentro quei voti si è costruito o non realizzato.
Provate a pensare alla luce negli occhi di un ragazzo che vede gratificata la sua fatica e vi comunica un voto di piena soddisfazione, oppure alla preoccupazione nell'espressione del viso di chi quei voti non li ha raggiunti e che solo una sfumatura negli occhi può farci riconoscere come mancanza o difficoltà.
Sono solo sfumature nell'espressione del viso che noi genitori però nel corso degli anni dobbiamo imparare a riconoscere.
“Se mio figlio non studia e non fa il suo dovere lo posso sapere subito e non devo aspettare il suo cincischiare o i suoi ritardi di comunicazione, posso avere tutto sotto controllo sempre!”
La riflessione da fare sarebbe:
“Perché mio figlio non mi confida subito le sue difficoltà?”
I motivi possono essere milioni, tra cui anche il non voler deludere i genitori, ma quando si arriva a falsificare una firma, quando si arriva al punto da mettere in atto stratagemmi e strategie per non far arrivare la notizia a casa, forse c'è qualche cosa di più, forse c'è un disagio che vale la pena esaminare attentamente.
Ma come saperlo se gli si toglie la possibilità di decidere se farlo oppure no?
Come ho scritto prima si tratta di una cosa nuova di grande utilità e comodità, purtroppo la fatica di crescere, come la fatica di educare non prevedono né la facilità né la comodità, quindi?
Quindi si tratta come sempre di trovare equilibrio nella gestione di uno strumento che potrebbe divenire controproducente e deleterio se usato male.
Accendete il PC, controllate la situazione scolastica dei vostri figli, ma fatelo in loro presenza, imparate a leggere nei loro occhi la gioia, la paura, la preoccupazione, la serenità......
Soprattutto lasciate che siano i protagonisti del loro lavoro e non bloccategli la soddisfazione della trasmissione delle buone notizie, come pure la fatica di trovare la forza, quando le parole devono mettere in evidenza difficoltà o carenze, violando il loro diritto di essere i primi attori della loro storia
Ricordate, ascoltare e osservare SEMPRE.
Un sorriso
Lucia Rusconi

Cenerentolo e la principessa azzurra

Ecco un altro elaborato da leggere
Prof.MariaSala
C´era una volta un ragazzo di nome Cenerentolo. Era alto con gli occhi grandi e azzurri, i suoi capelli ricci erano biondi ed il suo viso era molto espressivo; aveva però un difetto: soffriva di fobie. L´unica cosa di cui non aveva paura erano acqua e stoviglie. Pensò quindi che per guadagnare qualche soldino , l´unica cosa che potesse fare era lavare i piatti. Trovò posto da una famiglia di nome Sonki la quale era piuttosto strana: non usciva mai di casa, non apriva mai le tende e non conosceva nessuno a parte Cenerentolo. La casa era buia e tetra; Cenerentolo non aveva proprio trovato il posto giusto! Ogni mattina, quando si presentava al lavoro il suo cuore batteva forte forte per il terrore che respirava tra quelle pareti domestiche e comandato dalle grida della crudele proprietaria, si metteva subito all´opera. La signora si lamentava di tutto e continuava a ripetere al povero Cenerentolo: "Pulisci subito la spazzola di mia figlia e dopo togli tutte le ragnatele dalle tende."
Cenerentolo sconvolto, obbediva anche se odiava le ragnatele ed i ragni.   Si mise allora guanti, maschera e tuta anti proiettile per togliere una piccola ragnatela dalla tenda e per svolgere al meglio il lavoro aprì la finestra. Tutti i componenti della famiglia Sonki urlarono: per la prima volta avevano visto la luce solare e la signora Sonki dalla rabbia gridò così forte che a Cenerentolo venne voglia di scappare. Ma in quel momento non ebbe abbastanza coraggio per farlo. Ad un certo punto però, dalla finestra aperta entrò, volando con una scopa tra le gambe, una bellissima principessa,era alta e forte: era la principessa Azzurra. Appena Cenerentolo la vide, se ne innamorò dimenticando completamente l´incubo che stava vivendo.La principessa lo prese tra le sue braccia e lo portò volando con la sua scopa in un castello luminoso, dove si sposarono. Per magia il fifone Cenerentolo si trasformò in un coraggiosissimo principe. Vissero per sempre felici e contenti.
                                                                                                                        Un'alunna di 1^C

lunedì 14 febbraio 2011

IL TOPO O PRIMO O TERZO, MAI SECONDO

Il percorso di scoperta del potere creativo del linguaggio non può lasciarsi sfuggire la risorsa inesauribile che scaturisce dagli errori o dalle incomprensioni, spesso tanto assurde quanto motivate.
Vi propongo un semplice ma ben fatto esperimento: consiste nel giocare con i modi di dire.
Prof. Sala


IL TOPO O PRIMO O TERZO, MAI SECONDO

C’era una volta un piccolo topo anziano di un color grigiastro scuro che finiva sempre primo o terzo, mai secondo.
A scacchi, in un torneo internazionale, rischiando di arrivare secondo buttò giù il re volontariamente, diventando così terzo.
Nel calcio invece gli piaceva segnare autoreti: si escludeva così ogni probabilità di arrivare secondo nei tornei.
A nuoto, quando capiva di essere secondo, accelerava come un motoscafo stupendo gli spettatori e gli avversari.
E quando era secondo in una gara di atletica? Oh, beh, metteva il turbo e quando lo metteva era inarrestabile, era più veloce di un Jumbo Jet.
Una volta, invece, in una competizione automobilistica, superò il muro del suono per la paura di arrivare secondo.
Per non parlare della più grande, dolorosa caduta del secolo: in un torneo questo piccolo, anziano e grigiastro scuro topo fece un salto di ben cinquanta metri e rotti atterrando di faccia pur di evitare di arrivare secondo.
Questa strana e inguaribile fobia scaturiva dal fatto che un altro topo più anziano un giorno, tanto tempo fa, gli disse che l’arbitro (di tutti questi sport) aveva un cronometro che spacca il secondo!

Un alunno di 1C

domenica 13 febbraio 2011

Spot giornalino

Mille motivi per acquistare il numero di Febbraio del giornalino Villovagando

Se sei curioso clicca qui!


La redazione del giornalino

Produzioni artistiche

2 A,B,C Veicolare.
Attraverso l'analisi del volume degli oggetti nello spazio, i ragazzi hanno creato una serie di composizioni di natura morta. Il risultato è molto interssante.
Prof. Cara Livorio






















Elaborati artistici

Gli alunni di 3^C si sono cimentati nella realizzazione, attraverso il ritmo e  l'uso di schemiricorrenti, di cornici personalizzate.
Prof.Cara Livorio








venerdì 11 febbraio 2011

Concorso di poesia

VILLOVAGANDO

Collegio Villoresi San Giuseppe . La tua seconda casa in città
Via Monti e Tognetti n 10, 20052 Monza Telef. 039 839041 Fax 039 323544

CONCORSO DI POESIA:
"UNITA' E FRATELLANZA"

REGOLAMENTO
  • le poesie dovranno essere scritte su foglio formato A4
  • non sono consentiti più di quattordici versi
  • non vi sono vincoli metrici
  • gli elaborati dovranno essere consegnati in busta chiusa
  • nome e cognome degli autori NON dovrà in nessun modo comparire sul foglio sul quale è scritta la poesia,ma su un foglio allegato ed inserito nella stessa busta
  • termine ultimo per la consegna 30 MARZO 2010
 

Lupin XVII

Un altro fantasioso racconto, buona lettura
Prof.Maria Sala

C'era una volta Lupin XVII, discendente della ladresca casata dei Lupin.
Lupin XVII era un ladro molto diverso dai suoi simili; appena rubava una cosa la restituiva subito.
Il fatto era problematico, qualunque psicologo lo visitasse non riusciva a guarirlo.
Un giorno un suo amico gli consigliò di andare alla S.L.IMB Scuola Ladri IMBranati.
Lupin XVII ci andò, era un edificio basso e largo di colore grigio paura.
Lupin ci entrò a malavoglia, all'interno era sempre lo stesso, la paura usciva da ogni spiffero.
Appena vide il corpo insegnanti si rasserenò, erano tutti bravissimi.
Lupin si iscrisse, le materie di studio erano: Matematica delle cassaforti, Lettere di ricatto, Geografia delle banche ecc....
Lupin in pochi anni imparò tutto, il suo senso di colpa svanito ed era il primo della classe.
Alla fine del corso ritornò dai suoi amici che lo accolsero con una festa e dopo la festa progettarono il piano.
Lui , i gemelli scassinatore e borseggiatore, piede di porco e manolesta volevano rapire la Gioconda.
La banda superò tutte le trappole e Lupin prese il quadro.
Ma bisognava ritornare passando attraverso i laser, Lupin sapeva che era rischiosissimo! Iniziò ad addentrassi ma la tensione, la pressione e lo stress.... gli fecero tornare i sensi di colpa.
Calpestò tutti i laser e la polizia arrivò presto.
"Tutti quegli anni di studio buttati" pensò tra sé, per non parlare dei sensi di colpa ora persino aggravati.
                                                                                                         Un alunno di 1^C


lunedì 7 febbraio 2011

SCRIVETECI!!!!!


Ciao a tutti
come vedete il blog ha ripreso la sua attività con energia e slancio, adesso abbiamo bisogno del supporto dei lettori per continuare con sempre maggiore vitalità.
Vi chiediamo di postare i vostri commenti su elaborati, disegni, meditazioni, senza timore, con garbo e onestà intellettuale.
Se vorrete inviarci suggerimenti, idee o elementi di riflessione saremo felici di leggere e pubblicare.
Cerchiamo,insieme,di rendere vivo questo spazio virtuale, per riuscire a trarne il meglio che possiamo.
                                                                                                            Alla prossima!

Nel passato con fantasia

Presenti in ogni tradizione culturale, i miti si incaricano di spiegare l’origine del mondo nei suoi molti aspetti e di custodire memorie condivise, in cui dati di realtà ed elementi fantastici o leggendari si mescolano senza imbarazzo. Le letture proposte in classe hanno sollecitato poi la fantasia e la “penna” di alcuni alunni di prima… vi propongo qui alcuni dei testi nati.
Prof. Francesca Puricelli

La nascita delle stelle


Un giorno, sul pianeta Marte, gli Schifu chiesero ai loro dei di creare un’enorme palla di fuoco da buttare sulla Terra per punire gli Uomini della loro malvagità verso di loro: essi pregavano infatti per la scomparsa degli Schifu e del loro pianeta. Durante il viaggio verso la Terra, la palla infuocata si spezzò in due parti. Queste continuarono a scontrarsi e a spingersi qua e là, finché una delle due deviò e tornò indietro facendo scoppiare e scomparire gli Schifu e il loro pianeta; ma l’altra palla di fuoco aumentava di velocità, quindi l’impatto con la Terra sarebbe stato inevitabile.
Quando però fu vicina alla Terra, un resistente scudo di aria, creato dagli dei per proteggere la Terra, la fermò e il forte impatto fece rompere in milioni di pezzettini la palla infuocata; essi si sparsero nel cielo tutt’intorno alla Terra.
Sono visibili solo di notte perché la luce del giorno è troppo forte e li fa scomparire.
                                                                                                                     (un’alunna di I B)



Il vulcano di Mokato-Kuma

Sull'isola di Mokato-Kuma, viveva un drago molto cattivo che minacciava gli abitanti dell'isola di bruciare il loro villaggio se non gli davano tutto l'oro che raccoglievano nelle loro miniere per poi fonderlo e costruire una casa tutta d'oro.
Allora, tutti gli abitanti dell'isola decisero di far cadere il drago dentro a un vulcano attirandolo con dell'oro posto sull'orlo del cratere, cosicché il drago, non sapendo del buco, vi cadesse dentro.
E così fu.
Gli abitanti dell'isola raccolsero il loro oro e tornarono a casa tranquilli, senza sapere che il drago era riuscito a tornare fuori.
Dopo due giorni, mentre gli abitanti erano lontani, il drago raggiunse il villaggio e lo incenerì.
Quando gli abitanti tornarono al villaggio e trovarono tutto bruciato rimasero stupiti perché pensavano di avere ucciso il drago. Dunque presero fucili, cerbottane, reti, archi e frecce, e si nascosero dietro a dei cespugli ad aspettarlo. Quando arrivò, lo catturarono, lo legarono e lo buttarono dentro al vulcano più profondo.
Da quel giorno il drago ogni tanto sputa del fuoco per bruciare tutto quello che c'è sotto in modo da vendicarsi del male subito.
                                                                                                                     (un alunno di IA)

sabato 5 febbraio 2011

Gengis Khan

Elaborazione interessante, merita un'attenta lettura

Prof. Maria Sala


Era appena spuntata l’alba, una rosea e soffusa luce penetrava dalle canne della mia capanna.
Udii un leggero ticchettare di zoccoli, ma non ci feci caso poiché ero intento a ammirare quel fiabesco ritratto mattutino che, di lì a poco, si sarebbe tramutato negli inferi.
Uscii per prendere l’acqua al pozzo, quando notai un giovine correre spaventato. Quel ragazzo mi cadde addosso, quando lo tirai su gli chiesi cosa lo affliggesse, ma non mi rispose.
Quelle giovani e sudate carni coperte da una umile veste sporca di sangue; vidi che era una freccia a farlo tacere.
E lo fece tacere per sempre.
Era troppo giovane.
Subito una nuvola di dardi infuocati ci piombò addosso, nel villaggio cadde la paura. Gente correva cercava riparo mentre ai lati la fanteria nemica avanzava, macellava e squartava i popolani sul loro percorso; illuminato dalla nube di fuoco sorgeva, sulla collina, l’imponente figura del signore della guerra: Gengis Khan.
Mentre i suoi soldati compivano razzie nelle capanne e strappavano la vita alle nostre mogli e figli, Gengis Khan passava incurante delle barbarie commesse e era concentrato solo sul suo potere.
Osservando il mio villaggio in fiamme e le figure dei guerrieri illuminanti sentii una botta in capo, caddi a terra, poi l’oblio, nei miei occhi la luce scomparve fino al buio totale.
Quando mi svegliai mi trovai al cospetto del maestoso Khan, e nella sua ricca e sontuosa tenda ornata da ogni ben di Dio, pane, vino, carne, vesti pregiate, splendide mogli e una luccicante armatura sul comodo letto con un servizievole paggetto che puliva tutto. Tutto ciò lustrava i miei occhi ritornati cupi alla terribile visione di Gengis Khan.
Egli mi chiedeva dove fossero gli ori del villaggio. Prima di aprire la mia indegna bocca lo osservai attentamente; quella faccia pallida ornata da due demoniaci occhi verdi che incutevano paura e allo stesso tempo sicurezza e bontà. Un profondo e verde celato dall’oscurità. Capelli rossi come la fiamma più vivida si adagiavano sulle guance sporgenti e man mano scendevano sul sudato e ruvido collo, ornato da un medaglione d’oro, fino a poggiarsi delicatamente sulle pellicce che coprivano le spalle. Sotto di esse vi erano le pregiate e rosse vesti, cucitegli dalle bellissime mogli.
Guidai Gengis Khan e alcuni suoi uomini al villaggio nella speranza che l’oro potesse placare la ferocia e salvare qualche vita, inducendo i guerrieri ad abbandonare la mia valle; ma li vidi giustiziare i feriti ansimanti, privar il villaggio dei suoi pochi ori; vidi negli occhi di quelli che commettevano scempio delle mogli rimaste, ira, fame, miseria e povertà.
“Perché?” pensai, perché attaccare un misero villaggio con qualche contadinotto e i suoi poveri averi?
                                                                                                                        Un alunno di 2^ C

venerdì 4 febbraio 2011

Pappagalli

Un nuovo progetto con l'obiettivo di rappresentare un pappagallo utilizzando tutte le tipologie della linea spezzata. Per la colorazione gli studenti hanno usato vari strumenti.
Molto belli
Prof. Cara Livorio