lunedì 30 novembre 2009

Figli


Vi propongo alcune mie personali riflessioni dopo la lettura di questa poesia

"...

I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco". Gibran

Quante verità affascinanti, quante verità a cui tutti vorremmo tendere, ma quanta fatica in queste parole. Da figlia ho desiderato con bramosia: indipendenza fisica e di pensiero, da figlia avrei urlato queste parole per rinforzare il mio desiderio di autonomia. E ora che sono anche mamma il desiderio di assomigliare a questo modello di genitori così emancipato, si scontra con l’irrefrenabile desiderio di attutire i colpi, di proteggere, di evitare le ammaccature, perché dopo averli accuditi, curati, cullati, consolati dopo i primi inevitabili dolori, l’ansia, il timore che possano soffrire è ancora grande. Tutti noi genitori sappiamo che hanno diritto di vivere la loro vita con le gioie e i dolori che questa comporta, ma se torno con il pensiero a quando erano piccoli e avevano solo bisogno di essere amati, tutto il mio corpo è pervaso da dolcezza e desiderio di donare affetto.
“Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi e benché vivano con voi non vi appartengono.”
Sono parte di me e hanno la metà del mio patrimonio genetico, forse per questo riconosco in loro alcuni tratti di me, forse proprio per questo motivo ripeteranno alcuni dei miei errori e io non potrò fare nulla per salvaguardarli perché hanno diritto di scegliere, e di sbagliare con le loro gambe senza l’aiuto di nessuno, tantomeno il mio. Nessuno può dirci qual è il punto esatto che distingue la libertà dall’ incuria, l’attenzione dall’inosservanza, come si può riconoscere la propria presenza come ingombrante o assente? Chissà che mamma sono stata per i miei due figli così meravigliosamente diversi, proprio perché le combinazioni del 50% di DNA sono infinite, illimitate. Chissà se il mio arco si è teso abbastanza per farli volare più in alto possibile. Certo è che da quando sono nati mi tendo ogni giorno anche se ogni tanto vacillo e oscillo un po’, per sostenere con la mente e con il cuore le mie due frecce temerarie, così mie anche se non mi appartengono.

“L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane. Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;

Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco".

Spero che la vita non sia troppo dura con loro e che l’Arciere vegli sempre sul loro volo.
Prof. Rusconi


1 commento:

Anonimo ha detto...

un angelo sarà sempre vicino a loro di questo ne sono certa . . . . una mamma follemente innamorata dei propri figli che sà che comunque è giusto lasciarli andare