giovedì 29 ottobre 2009

Un'esperienza di volontariato

La mia carriera da volontaria inizia nel 2005. Il primo approccio è stato come assistente AVO (Associazione Volontari in Ospedale). Ero stata assegnata al reparto di medicina interna e svolgevo la mia attività in un orario non buono (17.00/19.00) in quanto i parenti in visita si sostituivano a me.
Decisi dopo qualche anno di cambiare e mi iscrissi ad un corso di formazione per l’assistenza ai bambini ospedalizzati (ABIO). Durante questo percorso mi ammalai di carcinoma mammario e dopo l’operazione capì che forse avrei potuto aiutare i piccoli malati tumorali. In questo periodo di sofferenza fisica e psicologica, ho capito quale travaglio debba essere per un  bimbo avvicinarsi ad una malattia tanto terribile, la leucemia, da ospedalizzarlo per mesi interi.
Non me la sentii di frequentare il reparto di ematologia pediatrica (chiamato la valle delle lacrime) perché non ero e non sono pronta psicologicamente ad affrontare un dolore tanto radicale e fisicamente devastante (radioterapia, chemioterapia, impianto di midollo, ecc). Decisi di frequentare “La casina” una vecchia casa ristrutturata dove vengono ospitati i bambini che devono subire il trapianto o le cure chemioterapiche. Sostanzialmente la mia attività prevede la lettura, il gioco, il disegno, il dialogo spesso con le mamme di questi piccolini.
Nella mia “presunzione” pensavo di poter dare qualcosa ma mi sono accorta che da questa esperienza si riesce più a ricevere. Molti bambini non ce la fanno e purtroppo capita che io non riesca a rivederli, ma altri dopo anche un anno di accoglienza, riescono a tornare a casa. Mi meraviglia spesso la semplicità e l’accettazione con la quale i piccoli affrontano questo calvario, e la forza straordinaria delle mamme così sole e così penalizzate. Molte di loro (straniere e non) lasciano a casa altri figli e non rivedono i loro cari per mesi interi visto i costi e le difficoltà economiche in cui versano.
Porto questa esperienza anche ai miei alunni, sia quando affronto in scienze il lavoro sul cuore e sul sangue, sia quando li vedo  particolarmente demotivati o insoddisfatti. So che quello che a loro spiego o racconto non può essere capito fino in fondo, ma è forte la speranza che riescano a percepire il valore della vita, di una esistenza che, se finalizzata solo alla soddisfazione dei propri bisogni, non potrà portare quelle gratificazioni che solo dedicando tempo ed energia agli altri si potranno ottenere.
So che il cammino è lungo ma io cerco di seminare per poter raccogliere qualcosa un “domani”. La  speranza è l’ultima a morire!!


Prof.sa Colombo

1 commento:

Anonimo ha detto...

In principio mi ha emozionata la lettura dell’articolo, poi ho riflettuto. Penso che sia una grande prova di coraggio accettare le cose e viverle: è forse il modo migliore per non subirle. Come ci insegnano i bambini.
E ricordo a me stessa, a volte tentata dall’ansia del sistemare tutto subito, il valore della temperanza e dell’affetto. Grazie.