La musica del Natale
Ogni sentimento, ogni emozione, ogni avvenimento, ha i propri suoni.
Sono vibrazioni precise, inconfondibili che accompagnano la nostra esistenza determinando la colonna sonora del nostro vivere.
Ultimamente stiamo perdendo la capacità di ascoltare, i “nostri suoni” sono coperti dall’inutilità e sterilità dei rumori che ci ingannano e intrappolano in reti dalle maglie fittissime, con mille lusinghe, seduzioni, incanti, fino a farci perdere il senso vero della nostra esistenza.
Ci troviamo ad inseguire, come inconsapevoli abitanti di Hamelin, un pifferaio magico che ci ammalia e conduce in luoghi dalla felicità effimera, dalla serenità apparente che riempiono il nostro quotidiano di inutilità e vanità.
Proviamo a tacere per conquistare il silenzio interiore che ci permetta di distinguere i suoni reali dalla finzione di imbonitori, strilloni giocolieri delle nostre suggestioni.
I veri suoni del Natale sono sovrastati dal tintinnio del danaro, dalle parole adescatrici di chi ci vuole “più buoni se mangiamo il panettone” “unici se beviamo una certa bevanda” “ belli se usiamo una particolare crema”……..
E’ così che perdiamo i suoni del cuore, i tremiti del corpo, i palpiti di chi ci sta accanto, perdiamo la melodia a favore di fronzoli superflui, perdiamo il canto principale, quello che ci aiuta nella ricerca della consapevolezza di essere chiamati a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio.
Che crediamo oppure no, che siamo cristiani oppure no, il Natale è simbolo per eccellenza della bontà d’animo, ma come possiamo sentire il canto d’amore, lieve, soave, delicato quando le nostre orecchie sono bombardate da voci stridule?
Facciamo silenzio, pretendiamo silenzio attorno a noi, ascoltiamo la musica dell’amore, la musica della vita, la musica della fratellanza, per pochi istanti usufruiamo dell’immenso piacere che la condivisione armonica dei suoni genera.
“Vorrei che l'Angelo dentro ognuno di noi prendesse il volo sulla spinta di queste note ribellandosi alla quotidianità che ci fa dimenticare le nostre ali. Più sarà puro e limpido, più volerà in alto. E, dopo aver vagato oltre le nuvole, oltre i pianeti, vicino al sole, sarà bello tornare quaggiù!” (cit.).
ssssssst ascoltiamoci
un sorriso
Lucia Rusconi
mercoledì 22 dicembre 2010
venerdì 17 dicembre 2010
Natale
Aspetto il mio turno, rifletto sul significato del termine”attesa”.
Il tempo che trascorre nell'attendere.
Attese emozionanti.
Attese ansiose.
Attese inquiete.
Attese raggianti.
….......
Com'è l'attesa del Santo Natale?
Avvento, cioè arrivo, venuta, attesa trepidante della festa, di tutto ciò che fa da guarnizione all'evento principale: la nascita di Gesù.
Molto spesso attesa dell'inessenziale e non dell'essenza.
Tutti attendono il Natale, credenti e atei, praticanti e non.
Si aspetta con gioia, si festeggia, ci si circonda dei simboli della festa: presepe, albero, ghirlande, decorazioni di ogni genere.
Natale è Natale!!
Non toccate questa festa ai bambini che possono sognare la bontà universale di chi dispensa doni senza chiedere nulla in cambio.
Ma proprio dai bambini e più precisamente da mio figlio Paolo, arrivò una riflessione spietata, ma spaventosamente vera.
Tornavamo dalla scuola materna, le maestre avevano parlato del Natale e invitato i bimbi a portare doni per i poveri.
Mi guardò con gli occhi pieni di domande e dubbi e mi chiese perchè i doni non venivano portati a tutti i bambini in ugual misura e perchè Babbo Natale tra le varie letterine “selezionava” quelle a cui dare risposta, quelle a cui esaudire le richieste.
Credete sia facile dare una risposta sensata, senza interrompere troppo bruscamente e troppo presto la fiaba che ci siamo costruiti e propiniamo ai nostri figli, più per nostra soddisfazione che per loro reale necessità?
Non lo è stato affatto, ma sorrido perchè per contro, successivamente, scoprii che mia figlia Giorgia per ben due anni “finse” di credere a Babbo Natale perchè vedendo lo slancio e l'euforia che io e suo padre dimostravamo, aveva paura, svelandoci la “verità”, di deluderci!
Magie di bimbi.
A Natale, per chi crede, c'è il dono grande della nascita di Gesù e questo dovrebbe riempire i cuori, appagare tutti i desideri.
E' bello festeggiare, scambiarsi doni, manifestare il nostro amore anche materialmente, ma dovremmo cercare di non dimenticare la vera natura di questa festa e in questi giorni di attesa proviamo a regalare qualcosa di noi stessi, qualche sorriso in più, un po' del nostro preziosissimo tempo a chi desidera compagnia, un abbraccio, una carezza.
E' proprio il nostro tempo il regalo più prezioso.
Riempiamo questi giorni di attesa, di momenti speciali, dedicati a chi amiamo, a chi ci è vicino, ne trarremo giovamento e gioia.
Buon Natale a tutti e..........abbracciatevi con gioia.
Un sorriso
Lucia Rusconi
giovedì 16 dicembre 2010
La Natività nell'era digitale
E' un filmato divertente e non irriverente, buona visione.
Un sorriso
Lucia Rusconi
http://www.youtube.com/watch?v=78TpOEEyUb4
Un sorriso
Lucia Rusconi
http://www.youtube.com/watch?v=78TpOEEyUb4
giovedì 2 dicembre 2010
Abbracci gratis!
Voglio raccontarvi e condividere un'esperienza voluta e vissuta da me la scorsa settimana.
E' nato tutto da un abbraccio fatto ad un'amica e alla successiva riflessione che, sempre più spesso rifuggiamo il contatto umano fisico, quasi avessimo paura del contagio, dell'influsso negativo che ciò potrebbe avere su di noi, quasi avessimo paura del giudizio degli altri.
Da qui un'idea, forse un po' folle, forse un po' stravagante, ma pur sempre un'idea: regalare abbracci!
Ho pensato di recarmi a Milano, in Piazza Duomo, con un cartello in mano con scritto sopra REGALO ABBRACCI, una provocazione per attirare l'attenzione delle persone che sempre più spesso corrono senza accorgersi neppure di chi gli passa accanto.
Mi sono documentata e ho scoperto che nel 2006, un gruppo di ragazzi aveva dato vita ad un evento simile a quello che stavo mettendo in atto, ma si trattava di ragazzi giovani, con un'età compresa tra i 20 e i 25 anni, età dalla quale io sono ormai molto lontana e quindi con un impatto diverso sulla gente.
Ho chiamato alcune amiche che nonostante le perplessità, hanno risposto positivamente.
Ed è così che mercoledì 24 novembre alle ore 14.00 mi sono trovata sotto l'arco d'ingresso della Galleria di Milano a regalare abbracci ai passanti.
Eravamo in sei, ma per ragioni diverse e motivazioni rispettabilissime, quattro delle mie amiche hanno deciso di assistere, fotografare,ma non essere parte attiva.
Per due ore e trenta circa abbiamo distribuito calore umano a chiunque lo volesse, non soltanto a parole,ma anche attraverso il contatto dell'abbraccio.
Quanto segue è ciò che ho scritto la sera stessa per trasferire sulla carta le emozioni appena provate.
Se ne avete voglia, leggete e magari fatemi sapere cosa ne pensate.
24.11.2010
Giornata di abbracci
Tanto timore ha accompagnato i miei pensieri durante le ore che hanno preceduto la mia giornata di abbracci.
Sulla metropolitana che mi avrebbe condotta in piazza Duomo,mentre la mia amica Carla mi parlava, guardavo le persone cercando di immaginare quale reazione avrebbero avuto se io avessi estratto il mio cartello con scritto “REGALO ABBRACCI”.
Il timore di essere respinta in modo sgarbato.
Il timore di trovarmi in situazioni che avrebbero potuto mettermi a disagio.
Il timore della scortesia.
Il timore.........
Il timore è stato sopraffatto dal desiderio di mettere in pratica ciò che il mio cuore mi aveva suggerito, dal desiderio di manifestare amore e affetto per il prossimo, chiunque fosse.
Siamo spesso completamente “impacchettati”, avvolti, chiusi nella calotta che separa il nostro spazio vitale da quello degli altri, abbiamo paura di espanderci di aprirci, volevo dimostrare che è possibile strappare un sorriso e lasciare nelle menti il tarlo della domanda, del perché e quindi la necessità di una riflessione da fare con se stessi o con chi si conosce.
Un caffè, quattro chiacchiere e il mio progetto poteva prendere forma.
Un cartello con scritto REGALO ABBRACCI in mano e l'avventura poteva iniziare.
Siamo state fortunate, il primo approccio è stato positivo, l'abbraccio accettato con entusiasmo e i timori sono svaniti.
Volti incuriositi di chi si domandava e ci domandava perché?
Volti diffidenti di chi ha paura, che poi ci hanno regalato la fiducia lasciandosi abbracciare e ricambiando l'abbraccio.
Volti diffidenti che invece a testa bassa hanno svicolato.
Volti tristi che forse avrebbero voluto, desiderato un po' di calore, ma con occhi carichi di delusioni, talmente colmi da non potere aggiungere altre possibili fregature.
Volti solari, aperti di chi ci correva incontro a braccia aperte.
Volti altezzosi di chi si sente sopra ogni cosa, sopra ogni sentimento e non può permettersi di modificare neppure un passo del proprio tragitto e ci ha frettolosamente gettato un sorriso freddo, distaccato e di compatimento.
Volti con occhi dolci e malinconici, di chi ha bisogno di quell'abbraccio come consolazione necessaria e inaspettata.
Volti di chi avrebbe voluto abbracciarci, ma non osava e solo dopo due o tre passaggi riusciva, non solo ad abbracciarci,ma anche a chiedercelo.
Volti giovani,sorridenti.
Volti maturi.
Volti sui quali è possibile leggere una vita dura.
Volti con i tratti somatici di etnie diverse.
Volti che resteranno a lungo nel cuore.
Alcune risposte alla domanda - Vuoi un abbraccio? -:
Grazie è un dono meraviglioso ne avevo proprio bisogno.
No grazie
Ma certo!
Che bello
E poi cosa vuole?
Non capisco il senso
Di quale associazione fate parte?
No,perché poi mi rubi il portafogli!!! (solo uno)
Sììì posso avere anche una foto
Ne ho già dati tanti....
Mi soffermerei un momento su quest'ultima risposta.
Sarebbe bello potervi far vedere gli occhi, l'espressione delle persone che hanno dato questa risposta
alle parole “ne ho già dati tanti” lo sguardo aggiungeva “senza ricevere nulla”.
Forse proprio loro erano quelli che avrebbero avuto veramente bisogno di un abbraccio gratuito, disinteressato, ma abbiamo portato sorrisi e rispetto non potevamo essere invadenti.
Posso dire che tornando a casa ho sentito una grande stanchezza fisica, ma un appagamento completo come quando ci si rende consapevolmente conto d'aver fatto qualche cosa di bello, dignitoso solo ed esclusivamente, con le proprie risorse personali.
Un sorriso
Lucia
E' nato tutto da un abbraccio fatto ad un'amica e alla successiva riflessione che, sempre più spesso rifuggiamo il contatto umano fisico, quasi avessimo paura del contagio, dell'influsso negativo che ciò potrebbe avere su di noi, quasi avessimo paura del giudizio degli altri.
Da qui un'idea, forse un po' folle, forse un po' stravagante, ma pur sempre un'idea: regalare abbracci!
Ho pensato di recarmi a Milano, in Piazza Duomo, con un cartello in mano con scritto sopra REGALO ABBRACCI, una provocazione per attirare l'attenzione delle persone che sempre più spesso corrono senza accorgersi neppure di chi gli passa accanto.
Mi sono documentata e ho scoperto che nel 2006, un gruppo di ragazzi aveva dato vita ad un evento simile a quello che stavo mettendo in atto, ma si trattava di ragazzi giovani, con un'età compresa tra i 20 e i 25 anni, età dalla quale io sono ormai molto lontana e quindi con un impatto diverso sulla gente.
Ho chiamato alcune amiche che nonostante le perplessità, hanno risposto positivamente.
Ed è così che mercoledì 24 novembre alle ore 14.00 mi sono trovata sotto l'arco d'ingresso della Galleria di Milano a regalare abbracci ai passanti.
Eravamo in sei, ma per ragioni diverse e motivazioni rispettabilissime, quattro delle mie amiche hanno deciso di assistere, fotografare,ma non essere parte attiva.
Per due ore e trenta circa abbiamo distribuito calore umano a chiunque lo volesse, non soltanto a parole,ma anche attraverso il contatto dell'abbraccio.
Quanto segue è ciò che ho scritto la sera stessa per trasferire sulla carta le emozioni appena provate.
Se ne avete voglia, leggete e magari fatemi sapere cosa ne pensate.
24.11.2010
Giornata di abbracci
Tanto timore ha accompagnato i miei pensieri durante le ore che hanno preceduto la mia giornata di abbracci.
Sulla metropolitana che mi avrebbe condotta in piazza Duomo,mentre la mia amica Carla mi parlava, guardavo le persone cercando di immaginare quale reazione avrebbero avuto se io avessi estratto il mio cartello con scritto “REGALO ABBRACCI”.
Il timore di essere respinta in modo sgarbato.
Il timore di trovarmi in situazioni che avrebbero potuto mettermi a disagio.
Il timore della scortesia.
Il timore.........
Il timore è stato sopraffatto dal desiderio di mettere in pratica ciò che il mio cuore mi aveva suggerito, dal desiderio di manifestare amore e affetto per il prossimo, chiunque fosse.
Siamo spesso completamente “impacchettati”, avvolti, chiusi nella calotta che separa il nostro spazio vitale da quello degli altri, abbiamo paura di espanderci di aprirci, volevo dimostrare che è possibile strappare un sorriso e lasciare nelle menti il tarlo della domanda, del perché e quindi la necessità di una riflessione da fare con se stessi o con chi si conosce.
Un caffè, quattro chiacchiere e il mio progetto poteva prendere forma.
Un cartello con scritto REGALO ABBRACCI in mano e l'avventura poteva iniziare.
Siamo state fortunate, il primo approccio è stato positivo, l'abbraccio accettato con entusiasmo e i timori sono svaniti.
Volti incuriositi di chi si domandava e ci domandava perché?
Volti diffidenti di chi ha paura, che poi ci hanno regalato la fiducia lasciandosi abbracciare e ricambiando l'abbraccio.
Volti diffidenti che invece a testa bassa hanno svicolato.
Volti tristi che forse avrebbero voluto, desiderato un po' di calore, ma con occhi carichi di delusioni, talmente colmi da non potere aggiungere altre possibili fregature.
Volti solari, aperti di chi ci correva incontro a braccia aperte.
Volti altezzosi di chi si sente sopra ogni cosa, sopra ogni sentimento e non può permettersi di modificare neppure un passo del proprio tragitto e ci ha frettolosamente gettato un sorriso freddo, distaccato e di compatimento.
Volti con occhi dolci e malinconici, di chi ha bisogno di quell'abbraccio come consolazione necessaria e inaspettata.
Volti di chi avrebbe voluto abbracciarci, ma non osava e solo dopo due o tre passaggi riusciva, non solo ad abbracciarci,ma anche a chiedercelo.
Volti giovani,sorridenti.
Volti maturi.
Volti sui quali è possibile leggere una vita dura.
Volti con i tratti somatici di etnie diverse.
Volti che resteranno a lungo nel cuore.
Alcune risposte alla domanda - Vuoi un abbraccio? -:
Grazie è un dono meraviglioso ne avevo proprio bisogno.
No grazie
Ma certo!
Che bello
E poi cosa vuole?
Non capisco il senso
Di quale associazione fate parte?
No,perché poi mi rubi il portafogli!!! (solo uno)
Sììì posso avere anche una foto
Ne ho già dati tanti....
Mi soffermerei un momento su quest'ultima risposta.
Sarebbe bello potervi far vedere gli occhi, l'espressione delle persone che hanno dato questa risposta
alle parole “ne ho già dati tanti” lo sguardo aggiungeva “senza ricevere nulla”.
Forse proprio loro erano quelli che avrebbero avuto veramente bisogno di un abbraccio gratuito, disinteressato, ma abbiamo portato sorrisi e rispetto non potevamo essere invadenti.
Posso dire che tornando a casa ho sentito una grande stanchezza fisica, ma un appagamento completo come quando ci si rende consapevolmente conto d'aver fatto qualche cosa di bello, dignitoso solo ed esclusivamente, con le proprie risorse personali.
Un sorriso
Lucia
mercoledì 1 dicembre 2010
Paesaggi
Questo lavoro è stato svolto dagli alunni di 1C. Gli studenti dovevano creare le varie texture di un paessaggio attraverso l'applicazione del segno personale.
The application of personal mark and gesture that compose various textures of a landscape. They experimented with their materials as well.
Prof. Cara Livorio
Sinfonia d'autunno
Il progetto prevedeva la creazione di una composizione costruita con foglie autunnali, usando i colori complementari.
The project was to create a composition of fall leaves, using only complementary color relationships in the artistic design.
Prof. Cara Livorio
The project was to create a composition of fall leaves, using only complementary color relationships in the artistic design.
Prof. Cara Livorio
lunedì 29 novembre 2010
Preghiera del mattino
Durante un momento di riflessione, nella preghiera del mattino, ho raccolto i pensieri dei ragazzi e dalla loro combinazione è scaturita questa preghiera.
La trovo fresca, sincera, schietta, a dimostrazione del fatto che sanno parlare a Dio col cuore.
Lucia Rusconi
PREGHIERA DEL MATTINO
2^B
Buon giorno Dio,
inizio una nuova giornata con un pensiero rivolto a Te,
perché sei Tu ad offrirmi
la possibilità di affrontare l'avventura di un nuovo giorno.
So che se ti parlo,
Tu mi ascolti.
So che se ti chiedo aiuto,
Tu mi sostieni.
So che accompagnerai sempre la mia crescita.
Vorrei che la mia preghiera
arrivasse a te per aiutare tutte le persone
che sono in difficoltà
perché tu dai e sei speranza.
Illumina la mia mente
in questa giornata
perché io possa vivere
secondo i tuoi insegnamenti
e non abbandonarmi nei momenti di fatica.
Amen
martedì 16 novembre 2010
Adolescenza
Oggi a scuola ho ricevuto un'inaspettata quanto interessante lettera, uno di quegli scritti che mi fanno capire perché continuo a fare questo lavoro.
L'ho riletta diverse volte e ogni volta, alla fine, ho sorriso pensando a chi l'ha scritta, perché forse non immaginavo potesse esprimere in modo così chiaro, il caos dell'adolescenza.
Ho sorriso, pensando ai miei pensieri di tempi ormai remoti, ma così simili da sovrapporsi a quel foglio di quaderno strappato.
Ve la propongo, dopo aver chiesto il permesso al mittente, perché possano leggere i genitori e chissà, magari trovare una chiave di lettura per decrittare i comportamenti dei propri figli, perché possano leggere i coetanei e scoprire di non avere l'esclusiva delle complicazioni della loro età. E per finire, perché possano leggere gli insegnanti, perché non è mai superfluo ricordare che, dietro quei volti così pregni del cambiamento che stanno vivendo, dietro gli atteggiamenti talvolta superficiali, i modi di fare eccessivi, ci sono emozioni e sentimenti sempre vissuti al massimo della tensione che meritano tutta la nostra pazienza.
Un sorriso
Lucia Rusconi
“.......ci sono quelle volte in cui ti viene voglia di piangere e non sai perché.
Sei solo triste, molto triste.
Quando vorresti essere in un luogo e invece....ti senti prigioniero tra quattro mura con l'unica compagnia della noia.
Ci sono quelle volte in cui non hai voglia di parlare e nemmeno di ascoltare nessuno, preferisci stare solo “nei” tuoi pensieri, “nelle” tue paure.
Ci sono quelle volte in cui hai bisogno di sfogarti, ma pensi che nessuno sarebbe disposto a comprenderti.
Ci sono quelle volte che, invece ,avresti bisogno dell'abbraccio di un amico, ma temi.........temi che qualcuno possa giudicare, possa criticare anche un abbraccio sincero.
Ci sono quelle volte in cui ti rassegni e apri gli occhi e ti accorgi che la vita non è un film a lieto fine.
Ci sono quelle volte che ti mortificano, pensi di essere importante per qualcuno e invece ti rendi conto di essere solamente “qualcuno”.
Ci sono quelle volte in cui devi per forza stare con i piedi per terra quando invece vorresti sognare e immaginare luoghi e mondi fantastici.
Sono queste volte che a volte ti fermano e fai fatica a proseguire il cammino.
Poi penso che è grazie a queste volte che capisco che esistono anche altre volte,le volte in cui mi sembra di toccare il cielo con un dito.
E' grazie alla tristezza che possiamo essere felici, perché senza di essa non distingueremmo più la gioia.
E sono queste volte che qualche volta ti fanno crescere e affrontare tutti gli ostacoli che comporta vivere.”
martedì 9 novembre 2010
Mongolfiere
Vi propongo dieci immagini di elaborati svolti da alunni di 2^B, nei quali è stato messo a frutto lo studio del contrasto tra colori caldi e freddi, la gradazione cromatica e la ricerca del volume.
Veramente interessanti.
Prof. Cara Livorio
Veramente interessanti.
Prof. Cara Livorio
martedì 2 novembre 2010
Sonorizzazione di un testo
Vi invitiamo a visionare il "making of" del lavoro di sonorizzazione svolto dalla attuale 2C (ex 1C).
Le sonorizzazioni prodotte sono rispettivamente una favola cinese intitolata "Il Sole e la Luna" e un lavoro di scrittura creativa dei ragazzi del gruppo non veicolare intitolata "La nostra giornata in prima media".
Prof.sa Sala
lunedì 11 ottobre 2010
Proiezioni ortogonali
Gli alunni di terza hanno sperimentato il metodo delle proiezioni ortogonali applicando il retino.
Saper eseguire una corretta rappresentazione, è la base, per poter comunicare le informazioni sulla composizione geometrica di un progetto.
Prof. Barbara Cavaletti
Saper eseguire una corretta rappresentazione, è la base, per poter comunicare le informazioni sulla composizione geometrica di un progetto.
Prof. Barbara Cavaletti
domenica 10 ottobre 2010
Inglese a scuola
Un genitore ci ha inviato un interessante articolo comparso sul Corriere che proponiamo perchè come scrive lui stesso "..il Collegio avrà anche i suoi difetti, ma così come si è pronti ad evidenziarli, se qualche volta ci fosse un po' più di attenzione ANCHE verso i pregi.........sentire i nostri figli, durante una vacanza negli Stati Uniti, dialogare tranquillamente nei negozi, nei ristoranti ecc. fa riflettere"
Buona lettura
The sky is... Coraggio, il colore della tua squadra: b.... Il bambino arranca. Tentiamo con i numeri: dopo l’8, il nulla. Eppure il programma d’inglese dice che a fine quinta si dovrebbero conoscere 300 parole. Qualcosa non va. Vabbè, c’è la scusante Italia: politici locali che organizzano corsi di dialetto a scuola (paga la provincia di Milano) e leader nazionali che parlano “greco antico” ma si fanno scortare dall’interprete. Per Eurobarometro (dati 2008), 6 italiani su 10 non sanno sostenere conversazioni one-to-one. Infine c’è la tradizione del doppiaggio, che impedisce l’ascolto dei film in originale.Però qualcosina in più sarebbe lecito aspettarsela. Anche perché i corsi di lingua straniera alle elementari hanno una lunga storia. «Sono nati negli anni Settanta. Nell’85 sono stati inseriti ufficialmente nei programmi » spiega Gianfranco Porcelli, presidente dell’Anils (associazione di docenti di lingue straniere, anils. it). «Si partiva dalla terza con lezioni di inglese o di francese, tedesco, spagnolo » Così fino alla riforma Moratti, nel 2003, che ha portato due novità: «L’esclusiva dell’inglese e l’inizio in prima elementare». È stato il momento d’oro delle tre “I”: impresa, internet, inglese, che ci avrebbero messo al passo con l’Europa. Glissiamo sulle prime due, e cerchiamo di capire perché con la terza non ci siamo.
Intanto, la formazione dei docenti: si punta al risparmio. I programmi dell’85 identificavano due tipologie: gli “specialisti”, che insegnavano solo la lingua straniera, e gli “specializzati”, che insegnavano la lingua straniera insieme con le altre discipline. Nel 2007 è iniziato il taglio degli 11.200 “specialisti”, poi azzerati con la Finanziaria del 2009: alcuni si sono riciclati come “generalisti”, altri rimessi in pista nel “sostegno”, altri infine hanno perso il posto. Agli aspiranti “specializzati” il Ministero ha offerto un corso di 300 ore per arrivare al livello B1, quello degli studenti al biennio delle superiori. Poco, ma ora è anche peggio. Finiti i soldi, a maggio è partito un minicorso di 50 ore, peraltro neanche concluso. Pazienza. L’input è arrangiarsi: che ci vorrà a spiegare “the pen is on the table”? Errore: «È più impegnativo insegnare inglese ai bambini che agli adolescenti» contesta Silvia Minardi, presidente di Lend, un’altra associazione di docenti del settore (lend.it). «Serve una competenza alta per introdurre una lingua attraverso attività pratiche animate come giochi, disegni, canzoni.
L’alternativa è insegnare a memoria i numeri. Tempo perso. In una classe ho visto un lavoro intitolato: I love basket. Peccato che basket sia cestino, mentre lo sport è basketball» continua. Jacqueline Madden, autrice di Pixie, corso d’inglese leader alle elementari (De Agostini), sottolinea la cronica mancanza di mezzi: «La lezione frontale non basta, soprattutto con le classi troppo affollate di quest’anno. Sarebbe utile la consulenza di lettori madrelingua, ma costa e quindi è prevista solo in alcune superiori. La multimedialità? Non ci sono né computer, né lavagne interattive. I programmi puntano “sull’approccio ludico” e “l’aspetto orale della lingua”, impossibili da realizzare se la formazione è insufficiente e il docente resta in cattedra». Aggiunge John Bleasdale che l’estate scorsa, a Feltre, ha organizzato per conto dell’università Ca’ Foscari di Venezia una full immersion per maestri: «Quando ho consigliato un elenco di siti utili mi hanno risposto: belli, ma le scuole non sono in rete. E sì che erano motivati e in qualche caso anche molto preparati: su 45 iscritti, avrò avuto un 10 per cento di eccellenti».
Buona lettura
Niente inglese, siamo in classe
La lingua straniera alle elementari è stato un flop
The sky is... Coraggio, il colore della tua squadra: b.... Il bambino arranca. Tentiamo con i numeri: dopo l’8, il nulla. Eppure il programma d’inglese dice che a fine quinta si dovrebbero conoscere 300 parole. Qualcosa non va. Vabbè, c’è la scusante Italia: politici locali che organizzano corsi di dialetto a scuola (paga la provincia di Milano) e leader nazionali che parlano “greco antico” ma si fanno scortare dall’interprete. Per Eurobarometro (dati 2008), 6 italiani su 10 non sanno sostenere conversazioni one-to-one. Infine c’è la tradizione del doppiaggio, che impedisce l’ascolto dei film in originale.
Intanto, la formazione dei docenti: si punta al risparmio. I programmi dell’85 identificavano due tipologie: gli “specialisti”, che insegnavano solo la lingua straniera, e gli “specializzati”, che insegnavano la lingua straniera insieme con le altre discipline. Nel 2007 è iniziato il taglio degli 11.200 “specialisti”, poi azzerati con la Finanziaria del 2009: alcuni si sono riciclati come “generalisti”, altri rimessi in pista nel “sostegno”, altri infine hanno perso il posto. Agli aspiranti “specializzati” il Ministero ha offerto un corso di 300 ore per arrivare al livello B1, quello degli studenti al biennio delle superiori. Poco, ma ora è anche peggio. Finiti i soldi, a maggio è partito un minicorso di 50 ore, peraltro neanche concluso. Pazienza. L’input è arrangiarsi: che ci vorrà a spiegare “the pen is on the table”? Errore: «È più impegnativo insegnare inglese ai bambini che agli adolescenti» contesta Silvia Minardi, presidente di Lend, un’altra associazione di docenti del settore (lend.it). «Serve una competenza alta per introdurre una lingua attraverso attività pratiche animate come giochi, disegni, canzoni.
L’alternativa è insegnare a memoria i numeri. Tempo perso. In una classe ho visto un lavoro intitolato: I love basket. Peccato che basket sia cestino, mentre lo sport è basketball» continua. Jacqueline Madden, autrice di Pixie, corso d’inglese leader alle elementari (De Agostini), sottolinea la cronica mancanza di mezzi: «La lezione frontale non basta, soprattutto con le classi troppo affollate di quest’anno. Sarebbe utile la consulenza di lettori madrelingua, ma costa e quindi è prevista solo in alcune superiori. La multimedialità? Non ci sono né computer, né lavagne interattive. I programmi puntano “sull’approccio ludico” e “l’aspetto orale della lingua”, impossibili da realizzare se la formazione è insufficiente e il docente resta in cattedra». Aggiunge John Bleasdale che l’estate scorsa, a Feltre, ha organizzato per conto dell’università Ca’ Foscari di Venezia una full immersion per maestri: «Quando ho consigliato un elenco di siti utili mi hanno risposto: belli, ma le scuole non sono in rete. E sì che erano motivati e in qualche caso anche molto preparati: su 45 iscritti, avrò avuto un 10 per cento di eccellenti».
Alla fine, come spesso in Italia, i pochi bravi volenterosi fanno la differenza, in una realtà fatta soprattutto di laboratori chiusi e di vocaboli imparati a memoria. Per questo certe promesse fanno sorridere. I Clil per esempio, le discipline non linguistiche che verranno insegnate in inglese all’ultimo anno delle superiori. Chi scrive ha visto alcune classi Clil al lavoro (Io donna n. 9), con risultati strepitosi. Ma sono, appunto, progetti pilota. «Secondo la riforma, si inizierà tra quattro anni in tutte le scuole» conclude Porcelli. «Ma quanti professori sanno insegnare chimica o matematica in inglese? Se non partiamo al più presto con la formazione sarà un flop». E l’ennesima scommessa persa.
Cristina LacavaBentornato Villovagando
Ti piace scrivere?
Vuoi divertirti?
Cosa aspetti, entra anche tu nel magico mondo della redazione di Villovagando
Un team simpatico guidato dalle prof. Maria Sala, Barbara Cavaletti e Benedetta Trabattoni
Ci troviamo il venerdì alle 08.10 nell'aula di informatica veicolare.
Se vuoi diventare un giornalista, è il momento di metterti alla prova.
Vuoi divertirti?
Cosa aspetti, entra anche tu nel magico mondo della redazione di Villovagando
Un team simpatico guidato dalle prof. Maria Sala, Barbara Cavaletti e Benedetta Trabattoni
Ci troviamo il venerdì alle 08.10 nell'aula di informatica veicolare.
Se vuoi diventare un giornalista, è il momento di metterti alla prova.
martedì 5 ottobre 2010
Rotazione di figure geometriche
Attraverso la semplice rotazione di figure geometriche si possono ottenere effetti decorative molto interessanti.
Prof. Barbara Cavaletti
Alunni di 2^A
Prof. Barbara Cavaletti
Alunni di 2^A
venerdì 1 ottobre 2010
DELLE TRAPPOLE INTERNETTIANE
Riporto con piacere un interessante riflessione di un genitore "tecnoattento" in merito all'uso delle tecnologie.
Buona lettura!
DELLE TRAPPOLE INTERNETTIANE
Il mio lavoro è a metà tra il mondo dei media e quello di internet, e posso dire di conoscere molto a fondo entrambi gli ambienti. Ne conosco sia gli aspetti culturali che quelli tecnologici ma per la natura del mio lavoro anche quelli diciamo così, “sociali”, ovvero di come le persone utilizzino i contenuti oggi fruibili attraverso radio televisione e web per le loro attività quotidiane, e di come questi contribuiscano a cambiare i comportamenti di ciascuno in modo più o meno radicale.
Spesso attingo molte delle informazioni proprio chiacchierando con le persone, chiedendo loro come accedano al web, a quali contenuti siano più interessati, se conoscano o meno questo o quel sito, quali dispositivi elettronici utilizzino, eccetera.
Devo dire che negli ultimi anni uno dei miei “campioni di audience” preferiti è mia figlia, allieva quest’anno di 2a “media”, cresciuta anche grazie al Collegio in un ambiente dove l’accesso alla tecnologia è particolarmente facilitato, e osservo come la sua generazione stia metabolizzando con la più assoluta naturalezza mezzi di informazione e modalità di scambio di contenuti che non erano nemmeno esistenti appena 5 o 6 anni fa. Con lei ma anche con le sue amiche quando vengono a casa nostra a cena oppure in auto in qualche trasferta più lunga se riesco sposto la conversazione e mi faccio raccontare che musica ascoltino, quali contenuti e siti vadano a visitare, come facciano a trasformare un artista semisconosciuto in un record di ascolti senza passare per le radio, eccetera. Molto istruttivo, e spesso sorprendente, giuro.
Sinceramente però la mia osservazione ha anche una funzione di “vigilanza preventiva non invasiva”, visto che come è noto l’accesso al mondo di internet non è immune da pericoli anche gravi, sia purtroppo per la possibilità reale di avere contatti con persone poco raccomandabili che per quella di poter accedere a contenuti decisamente inadatti a un ragazzo di questa età. O anche di un adulto. Chiedo, cerco di capire, mi informo, lancio spunti di discussione, eccetera.
Così, chiacchierando sul tema di come si procurassero la musica da caricare nei loro onnipresenti dispositivi portatili ho scoperto che molti ragazzi utilizzano sui propri computer software come LimeWire o Emule, normalmente senza alcun “parental control”. Addirittura ad un’amica di mia figlia era precluso l’accesso a Facebook poichè veniva considerato dalla famiglia un ambiente potenzialmente pericoloso per contatti indesiderati (cosa tutto sommato peraltro invece relativamente poco probabile), ma le era tranquillamente consentito l’utilizzo di LimeWire per scaricare la musica.
Alla quarta o quinta volta in cui ho riscontrato questo stato di cose mi è sembrato utile pubblicare un segnale di moderato allarme su Villovagando, per mettere in evidenza quanto sconsigliabile sia lasciare ai nostri ragazzi l’accesso a questo tipo di componenti software.
Limewire, come Emule, Torrent e derivati, DC++, Gnutella sono solo alcuni delle decine di software che appartengono alla categoria coseddetta “peer2peer”, il cui più famoso rappresentante è l’ormai defunto Napster. Sono applicativi che vengono utilizzati da milioni di utenti in tutto il mondo per lo scambio (sottolineo: illegale ovunque ci sia copyright) di contenuti quali musica, film, immagini, libri elettronici giochi ed altri software.
Se il download di una canzone di Lady Gaga attraverso questi mezzi non ha altri pericoli che eventuali sanzioni per violazioni delle leggi sul diritto d’autore, unitamente alla nefasta ripetizione del nome Alejandro per un numero di volte che tende a infinito, devo però evidenziare energicamente che attraverso questi sistemi, con la massima facilità e a volte anche involontariamente è possibile scaricare contenuti di natura pornografica, violenta, razzista, estrema in ogni forma, unitamente all’elevata probabilità di compromettere il funzionamento dei propri computer con virus in modo a volte irreparabile per i propri dati.
A titolo rafforzativo specifico che mia figlia è dotata di un suo computer portatile e io e mia moglie ne consentiamo l’utilizzo senza filtri o limitazioni (purchè non a scapito degli impegni scolastici e la quantità di tempo non raggiunga livelli poco ragionevoli). Ha un suo profilo su Facebook, usa messaggistica istantanea come Messenger, non ho installato blocchi all’accesso ai siti. Ebbene: una delle pochissime cose che ho sempre evitato accuratamente di renderle accessibile, con la spiegazione chiara del motivo, è proprio l’uso dei software come quelli suelencati. Con questi mezzi è troppo elevata la facilità di accesso ripeto anche involontario a contenuti offensivi, sgradevoli, detestabili, violenti e non ci sono parole abbastanza nel vocabolario per definirne quanto ne sia inopportuno il contatto, anche per gli adulti.
Se i vostri/nostri figli desiderano, come è naturale e ormai irreversibile, contenuti digitali per le loro diavolerie elettroniche, soprattutto musica, non posso che dare 3 alternative:
a) COMPRATELA: la musica ed i giochi via web possono essere acquistati su iTunes, sul sito di Radio DeeJay, su Amazon, come file digitale da scaricare in pochi minuti o come supporto fisico; costa poco, si ottiene in un attimo e non si incorrerà mai in problemi per copyright e diritti di autore o di funzionamento.
b) Se siete capaci e ve ne assumete la responsabilità (anche educativa) SCARICATELA VOI; usate questi software, ma non lasciateli nelle mani dei vostri ragazzi. Fatevi fare una lista di canzoni desiderate, scaricatela, VERIFICATE IL CONTENUTO, e trasferitela con una chiavetta, sperando che nella lista non ci sia il tenebroso Alejandro. Cmq se sapete come si fa ad usare queste cose, sapete anche bene di cosa sto parlando, e probabilmente per chi risponde “b” tutto questo intervento è superfluo
c) Se proprio volete fornire loro degli strumenti da utilizzare in autonomia esistono alternative possibili, comunque illegali ma che non hanno rischi di natura legata a contenuti inappropriati; questo blog ovviamente non è la sede per tenere un corso di hacker e pirati multimediali, quindi mi limiterò a dire che esistono utility di utilizzo semplicissimo per trasformare i video di YouTube in musica da caricare su iPod e compagnia. Diteglielo. Loro poi sapranno come fare. Garantito.
Spero che questo intervento, invece di creare allarme e panico ingiustificato, offra uno spunto di riflessione utile per genitori magari un pò meno avvezzi al mondo della tecnologia, e aiuti a tappare una falla di pericolo prima che emergano danni più gravi.
Naturalmente sono a disposizione per qualunque chiarimento od approfondimento a chiunque ne faccia richiesta: il mio indirizzo di posta è robertoa@videora.net.
Un papà tecnoattento.
giovedì 16 settembre 2010
Ville aperte in Brianza
E' un'iniziativa che vale la pena di sfrutare, per maggiori informazioni:
Buona visita
giovedì 9 settembre 2010
A pochi giorni dall'inizio della scuola, fa la sua comparsa un oggetto altamente tecnologico, tanto sofisticato da poter essere usato ovunque senza impedimenti.
Vi lascio il link con l'anteprima della presentazione e vi chiedo cortesemente di fare vostre le informazioni che riceverete.
Un sorriso Lucia
Ci si vede la prossima settimana!!
http://www.youtube.com/watch?v=ool3vdgLYdI
venerdì 3 settembre 2010
Primo giorno di scuola
Tra poco per i nostri ragazzi sarà il primo giorno di un nuovo anno scolastico: ricominciare, ripartire o, in alcuni casi, iniziare un nuovo percorso.
Una partenza che avviene con un carico fatto di esperienze, conoscenze, abilità conquistate e una valigia vuota, pronta ad accogliere tutto ciò che le situazioni future potranno donare.
Un viaggio che porterà trasformazioni, nulla potrà rimanere incontaminato dal passaggio del tempo, un viaggio dal quale non sarà possibile tornare al punto di partenza.
La gioia, la malinconia, la rabbia, il timore, l'ardire, la speranza, lo scoramento, le gratificazioni, le frustrazioni, riempiranno ogni angolo della valigia per diventare il bagaglio dell'esistenza senza il quale nessuno è se stesso.
Nel DNA è custodito il patrimonio genetico, nel bagaglio della vita c'è l'essenza, l'essere più intimo e profondo di ogni uomo.
Ogni azione, ogni incontro, ogni emozione vissuta, contribuisce alla nostra costruzione, alla definizione del nostro io.
Mi piace pensare ai miei alunni che arrivano a scuola il primo giorno con un grande forziere, magari un po' intimoriti al pensiero di quante cose dovranno fare per poterlo riempire, ma carichi dell'entusiasmo, della curiosità tipica dell'adolescenza e di chi ha voglia di abbracciare il mondo attraverso la conoscenza, i rapporti umani, la gioia di vivere.
Rammentando che si tratta di un contenitore e per quanto bello e sfavillante possa essere, non ha nessun valore se è privo di contenuto, sarebbe come possedere uno splendido scrigno del tesoro senza tesoro!
Buon anno ai ragazzi, ma anche agli insegnanti che mettono nel loro lavoro tanto amore e passione, che parlano di alunni e non di classi, che guardano negli occhi e sanno quando è il momento della ricompensa e quando quello del rimprovero, che amano ciò che insegnano e riescono a trasmettere lo splendore di ciò che rivelano.
Buon anno ai genitori che hanno il durissimo compito di educare i propri figli, senza che nessuno mai gli abbia spiegato come fare e che, in alcune circostanze, si sentono intrappolati tra l'amore incondizionato per i figli e il bisogno di prendere decisioni, talvolta dure e travagliate, per il loro stesso bene.
Lascio un pensiero, per riflettere, qualcosa su cui ragionare, invitando tutti a non aver mai paura di esprimere il proprio convincimento e a sostenere con passione le proprie convinzioni senza compiacersi troppo e soprattutto senza chiudersi nel proprio piccolo orticello.
“Diceva un foglio bianco come la neve:
"Sono stato creato puro, e voglio rimanere cosi' per sempre. Preferirei essere bruciato e finire in cenere che essere preda delle tenebre e venir toccato da cio' che e' impuro".
Una boccetta di inchiostro senti' cio' che il foglio diceva, e rise nel suo cuore scuro, ma non oso' mai avvicinarsi. Sentirono le matite multicolori, ma anch'esse non gli si accostarono mai. E il foglio bianco come la neve rimase puro e casto per sempre, puro e casto, ma vuoto.” K Gibran
Un sorriso Lucia Rusconi
venerdì 16 luglio 2010
Un suggerimento di lettura
Ciao stiamo tutti cercando di smaltire le fatiche che l'anno scolastico appena concluso ha lasciato in tutti quanti noi: insegnanti, alunni, genitori. Da sempre credo che scrittura e lettura siano il modo più semplice per allargare i nostri orizzonti culturali, non servono grandi attrezzature, bastano un libro, della carta, una penna e desiderio di volare. Io approfitto di questo periodo per fare il “pieno” di energie, mi permetto quindi di suggerirvi un libro, facile e veloce da leggere perchè si snoda in 55 racconti, ma che lascia spazio a riflessioni profonde. Vi lascio titolo, autore e uno dei racconti, magari riesco ad incuriosirvi! Buone vacanze
Un sorriso
Lucia Rusconi
“I racconti del Grande Fiume” di Sauro Tronconi
55 racconti, nei quali al di là dello spazio e del tempo, una sacerdotessa, oracolo cieco, parla ad un re. Un linguaggio vicino ai miti, alle parabole e alle fiabe, che parte dal cuore ed arriva alla mente, che permette a chi legge una comprensione non solo razionale, ma soprattutto emozionale.
Ad ogni racconto segue la riflessione del re: il tono cambia, si fa più razionale.il re rappresenta la capacità dell’uomo di sviluppare la propria comprensione attraverso l’udire e l’osservare.
Essere un buon padre
Un figlio, per crescere, ha bisogno del padre. Un bimbo da istruire ha bisogno di un maestro. Un popolo ha bisogno di un Re.
L’acqua permette la vita; il padre, il maestro, il Re, ti aiutano e ti permettono di trovare una direzione alla tua vita, o mio Re.
In una città che sorgeva sulle rive del Grande Fiume, viveva un uomo non più giovane. La sposa che i genitori avevano scelto per lui non gli aveva dato figli e una notte, nel sonno, era morta. Da quel triste accadimento passarono sette anni ed egli, dopo lunga insistenza d’amici e parenti, decise di riprendere moglie. Incontrò una nuova donna, la amò e la sposò, e si trovò, già oltre il quarantanovesimo anno di questa sua vita, a diventare padre. Questo lo sconvolse e così vegliò e pregò gli Dei: aveva paura di non saper essere un vero padre. Era disperato, quasi rifiutava i due piccoli figli che gli erano nati, nello stesso momento, da questa nuova compagna di vita. E così, col consiglio della moglie, degli amici e d’altri abitanti della sua città, andò in un villaggio non tanto distante ad incontrare un vecchio Maestro.
Arrivò da quell’uomo senza tempo e gli disse: “Aiutami, c’è una grande responsabilità che mi attende, devo crescere due figli. Mai più avrei aspettato che nella mia vita accadesse questo e ora, già vecchio, mi trovo ad essere padre. Io non posso… non so farlo, non sono all’altezza. Dimmi tu cosa devo fare; lo scriverò qui sul mio papiro, e così man mano che i miei figli cresceranno saprò com’è giusto comportarmi”.
Il vecchio lo guardò, prese il papiro e, strappandolo, gli disse: “Taci, non è la via”. Mise una benda sopra gli occhi dell’uomo, in modo che egli non potesse vedere nulla, lo prese per mano e, quasi trascinandolo, cominciò a camminare. Camminarono a lungo: l’uomo non capiva, non capiva perché. Chiese e il vecchio gli disse: “Taci”. E continuò, stringendo di più la mano nel trascinarlo con sé. Ad un certo punto si fermarono e il Maestro gli tolse la benda dagli occhi. Egli si trovò in un posto strano, con le mura alte, corridoi stretti da cui si vedeva solo il cielo e altri corridoi che iniziavano da quello e si perdevano come se non avessero fine.
Il Maestro, vedendolo attonito, gli disse: “Siediti, ora ti spiego. Sei dentro ad un labirinto, ne dovrai uscire. All’inizio sarò qui con te e ti spiegherò com’è fatto questo labirinto: ti dirò quali porte potrai oltrepassare, ma dalle quali non potrai più tornare indietro; ti dirò che, qualunque porta oltrepasserai, anche se non potrai tornare indietro per quella via, ci sarà sempre un modo di tornare al punto da cui sei partito; ti dirò che la via più breve è fatta di settecentosettantasette passi verso l’esterno e che, comunque, anche se non ce la farai, io ti condurrò fuori. Adesso inizia il tuo percorso; io sarò vicino a te anche se non mi vedrai. E ricordati, al momento dell’uscita non troverai una sola via, ne troverai quattro”.
Ridendo, il Maestro rimise la benda sugli occhi dell’uomo e gli fece fare sette giri su se stesso. La benda cadde, il Maestro non c’era più e l’uomo fu solo. Cominciò a camminare, ad aprire porte, a tornare indietro, a guardare. Ogni tanto sentiva la voce del Maestro che gli diceva: “Non così, guarda, osserva, impara”. E seguendo i consigli, cominciò a vedere che ogni porta era diversa, in modo da capire quando si trovava nello stesso posto in cui era già passato. Incominciò a distinguere i segni sui muri e pian piano, con la voce del Maestro che ogni tanto lo seguiva, continuò per la sua strada e arrivò ad un grande corridoio che formava una specie di quadrato. Su ogni lato del quadrato c’era un’uscita.
A questo punto chiese a voce alta, sperando in un nuovo consiglio del Maestro: “Adesso dove vado?”. Attese, ripeté la domanda, ma il Maestro non c’era più. Allora osservò il cielo, vide la direzione del sorgere e del tramontare del sole e scelse l’uscita più vicina alla direzione della sua casa. Ad attenderlo fuori c’era il Maestro che, soddisfatto dell’allievo, gli disse: “Vedi, non è stato difficile!” E lui rispose: “Ma io non volevo giocare, volevo imparare ad essere padre”. E il vecchio Maestro gli disse: “Guarda quello che hai fatto. Io ti ho dato le prime istruzioni, perché tu potessi muoverti dentro il labirinto, poi mi sono allontanato. Tu hai individuato i tuoi punti di riferimento e li hai usati per trovare la strada e, quando avevi bisogno di me, ero lì pronto ad aiutarti. Poi hai trovato l’uscita, ma io non potevo dirti nulla, perché a quel punto, da solo, dovevi scegliere la tua via”. In quel momento, il padre comprese e tornò a casa sicuro che avrebbe fatto il suo dovere verso i suoi figli.
Ricorda, o mio Re: un buon padre istruisce i figli sul cammino, lascia però che siano loro a trovare i punti di riferimento e si toglie di mezzo quando devono scegliere la loro strada. È molto semplice e tu, o mio Re, sei un grande padre e conosci questo.
martedì 22 giugno 2010
Periodo di esami, ragazzi tesi, forse!
Vedo i volti dei miei piccoli grandi eroi e, nei loro visi, nei loro occhi, percepisco chiaramente il tempo che scorre: tre anni.
I tratti del volto si stanno evolvendo, è il momento del passaggio, il momento della metamorfosi fisica, mentale, affettiva.
Qualcuno è in ansia, non troppo per la verità.
Arrivano, si siedono, distribuiscono il materiale che hanno preparato con la consapevolezza di ciò che è giusto, vero, fatto, preparato, non eseguito, non studiato; con la speranza che le mancanze, le pecche, le inadempienze non vengano a galla per spingerli in basso fino a farli affogare, ma restino sopite, latenti in una dimensione sotterranea dalla quale mai più potranno riemergere perchè mai più si presenterà la situazione attuale.
Ah il tempo, arriva, passa, non torna.
Un tempo che fugge, un tempo che è passato, prima ancora di arrivare, una briciola non ancora soffiata via dal vento, non ancora spazzata da una mano che vuole fare piazza pulita, un momento di forte impatto emotivo che svanirà come una bolla di sapone non appena si alzeranno da quella sedia.
Ciò che rimarrà è la consapevolezza, quella non ci abbandona mai.
La percezione del bene, del male, della verità, della bugia, della gioia, del dolore, spesso la nascondiamo, la mitighiamo, ma il nostro cuore sa.
E i miei piccoli grandi eroi?
Beh anche loro hanno coscienza, cognizione del loro sapere, tutti nessuno escluso.
Un sorriso
Lucia Rusconi
lunedì 14 giugno 2010
Fiori, foglie e.....tanta fantasia
Gli studenti di prima B e C hanno completato il lavoro finale. Il "progetto dei fiori", elaborazione complessa, progettata per concludere il percorso creativo sulla linea, la sintesi finale del progetto iniziato a dicembre. Le competenze da raggiungere: 1. Ricerca con la linea mista nella formazione di petali e foglie. 2. La struttura portante dei fiori, soprattutto la margherita, le linee radianti. 3. Introduzione al concetto di "Composizione": disposizione degli elementi nel disegno e i loro colori. 4. Sperimentazione della tecnica pittorica con le matite acquerellabili.. I disegni sono stati accostati per creare un prato fiorito! Risultato decisamente interessante!
Cara Livorio
http://picasaweb.google.com/113608371381462245265
Cara Livorio
http://picasaweb.google.com/113608371381462245265
venerdì 14 maggio 2010
Forrest Gump
Un alunno di 3^ B ci suggerisce, attraverso la sua recensione, la visione di questo film.
Forrest Gump è un film diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Tom Hanks nel 1994. La pellicola narra della vita di un ragazzo con il quoziente intellettivo di 75, ovvero leggermente inferiore al normale, ciò nonostante ha un’ abilità innata: sa correre velocissimo (famosa è la frase “Corri Forrest, Corri”). Il ragazzo vive un’infanzia caratterizzata dalla sua diversità, i suoi compagni lo esonerano e lo picchiano, queste scene si ripeteranno fino al liceo. Nel complesso sembra una gioventù triste ma c’è un raggio di sole nella sua vita, Jenny, la quale è l’unica che lo accetta per com’è e lo considera un vero amico. Una figura essenziale nella vita di Forrest è sua madre che cerca di proteggerlo e di fargli avere l’istruzione migliore; lei è l’artefice di molti “proverbi”, i più celebri sono “Stupido è chi stupido fa” e “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”. Conseguirà la laurea in un modo poco convenzionale ovvero giocando Football Americano e garantendo sempre, grazie alla sua dote, una vittoria. Dopo il college intraprende la carriera militare e da qui inizia, a mio parere, la parte più bella e allo stesso tempo cupa del film; nell’esercito incontra colui che diventerà il suo migliore amico cioè Bubba, grande appassionato di gamberi, al momento dello scontro armato Forrest salva tutto il suo plotone (tra cui il particolare tenente Dan Taylor) tranne il suo amico. Contemporaneamente inizia il declino di Jenny che si lascia andare al movimento Hippy e in seguito alla droga e all’alcool. Durante il suo soggiorno all’ospedale (per via di una pallottola in un gluteo), Forrest, diventa un campione di ping-pong e andò a giocare in Cina, dove gli Americani non andavano da moltissimi anni. Riceve anche una medaglia d’onore e proprio nel giorno della cerimonia c’è un raduno Hippy al National Mall, dove incontra Jenny, con cui passa tutta la notte a raccontare ciò che gli era successo fino allora. In seguito compra una barca per gamberi, in memoria di una promessa fatta a Bubba e per una casualità, diventa ricco comprando addirittura la Apple Computers Inc. diventandone il presidente, nel frattempo muore la madre. Un giorno qualsiasi arriva Jenny a casa di Forrest trascorrendo bellissimi momenti e lasciandolo dopo pochi giorni. Preso da un momento di follia inizia a correre per gli U.S.A. da oceano a oceano più volte per riflettere e si ferma solo dopo 3 anni, 2 mesi, 14 giorni e 16 ore, alla cui fine riceve una lettera da Jenny che lo invita a casa sua,dove gli farà conoscere suo figlio, il quale è molto intelligente, che si chiama come il padre Forrest. In seguito morirà Jenny e nell’ultima scena si vede il padre che accompagna il piccolo Forrest sullo scuola-bus. Questo film è molto particolare poiché ha un fondo storico Forrest assisterà agli attentati dei presidenti Kennedy, Ford e Reagan inoltre incontrerà Elvis Presley, John Lennon e i presidenti Johnson e Nixon (nel cui mandato assisterà allo scandalo di Watergate). “Forrest Gump” riprende alcuni dei più importanti eventi del secolo scorso come l’integrazione razziale a Tuscaloosa, la guerra in Vietnam e la conquista della Luna nel ’69. Auguro a chi ha letto quest’articolo di aver già visto il film e di riconoscerlo, chi non lo avesse già visto auguro solo di guardarlo poiché è un film bellissimo che merita, vincitore di sei Premi Oscar tra cui Miglior film, Miglior attore (Tom Hanks) e Miglior Regista.
giovedì 13 maggio 2010
Don Milani
Credo che chiunque si avvicini alla scuola, per insegnare e per imparare, debba avere il desiderio di conoscere i grandi uomini che hanno fatto della scuola la loro missione di vita.
Nel dicembre del ' 54 Don Lorenzo Milani venne nominato Priore della chiesa di S. Andrea a Barbiana, una piccolissima parrocchia sul monte Giovi, nel territorio del comune di Vicchio del Mugello. La chiesa del '300 e la canonica, situate a 475 metri di altitudine sopra il vasto paesaggio della valle della Sieve, erano circondate da poche case.
Racconta Gina Carotti, amica e popolana: " Barbiana era una parrocchia di montagna con pochi abitanti, sprovvista di luce e di acqua. Di sera e nel mese di dicembre che faceva buio presto, era piuttosto triste ". Era una località irraggiungibile dagli automezzi perché non vi era ancora la strada ed era abitata solo da cento contadini che resistevano all'esodo verso la città.
Sette chilometri tagliavano Barbiana fuori dal mondo!
Il giorno dopo il suo arrivo, raggruppò i ragazzi delle famiglie attorno a sé, ragazzi semianalfabeti, figli di pecorai e contadini, aprì una scuola che iniziava alle otto del mattino e terminava la sera, che non conosceva vacanze e che rifiutava le metodologie e le tecniche d'insegnamento nozionistico. Li liberò dalla passività e li rese responsabili. In questa scelta si fonderanno la pedagogia e la pastorale, il prete e la scuola.
Don Lorenzo Milani fu un educatore esigentissimo. L'esperienza di Barbiana, non è ripetibile, solo se si considera il fatto che più che una scuola, lui aveva creato una comunità.
Povero tra i poveri, tenne gli occhi spalancati su una realtà, all'interno della quale, visse con coerenza spietata.
Se volete saperne di più vi consiglio di guardare il filmato, buona visione, un sorriso
Lucia Rusconi
http://www.youtube.com/watch?v=QQqu88BiejE
mercoledì 12 maggio 2010
Da vedere!
Vi segnaliamo due eventi organizzati dal comune di Monza
Due iniziative a carattere diverso , ma ugualmente interessanti.
Il Club Amici Modellisti Corona Ferrea di Monza e Brianza
Con la collaborazione del Comune di Monza Assessorato alla Cultura
Presenta:
Villa Reale Monza - Sala Convegni
29 - 30 maggio 2010
7ª MOSTRA CONCORSO DI MODELLISMO STATICO
5° CAMPIONATO NAZIONALE JUNIORES
Esposizione del la Collezione di automodelli in scala 1/8 di Giovanni Ingrao
Ingresso gratuito e parcheggio cortile interno
Villa Reale
ORARI APERTURA MOSTRA:
Sabato 29 maggio 2009 dalle 14.00 alle 19.30
Domenica 30 maggio 2009 dalle 9.00 alle 17.00
Per informazioni:
Paolo 333 161 1701
Andrea 333 2663619
Informazioni generali sul sito: www.amcfmonza.it
Scheda iscrizione
Regolamento
E-mail: modellisticfmonza@libero.it
CONSEGNA MODELLI
Sala Convegni Villa Reale Monza
29/05: ore 9,30 -12,30 /14,30-19,00
30/05 : ore 8,30 - 11,00
le consegne potranno essere effettuate con altre modalità previo contatto telefonico.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Data
Dal 20 marzo 2010 all' 11 luglio 2010
Dove
Serrone della Villa Reale
Ingresso dal Roseto
Monza (MB)
Chi organizza
Rete Museale dell' 800 Lombardo in collaborazione con il Comune di Monza - Assessorato alla Cultura, Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, con il patrocinio della Provincia MB, Ministero per i Beni Artistici e Culturali, Regione Lombardia - Culture, identità e Autonomie della Lombardia e il sostegno di Cariparma.
Esposizione curata da Ferdinando Mazzocca
Orari:
Da Martedì a Domenica dalle 10.00 alle 20.00;
Lunedì chiuso;
Ingresso dal roseto.
Biglietti
Biglietti mostra intero, 8 Euro;
Ridotto, 6 Euro (per minori di 18 e maggiori di 65 anni, universitari con tesserino, gruppi di oltre 15 unità, titolari di appositi coupon o convenzioni);
Biglietto Mostra e Villa Reale intero, 12 Euro;
Ridotto, 10 Euro;
Biglietto a 7 euro per visitare la Villa Reale di Monza nel week end,
Visite guidate abbinate alla Villa Reale di Monza, su prenotazione
Orari:
Sabato e Domenica, dalle 11.00 alle 19.00 (ultima partenza alle 18.00)
Martedì e Giovedì, dalle 10.00 alle 13.00 (ultima partenza alle 12.00)
Info e prenotazioni: Tel. +39 02.43353522
I.A.T. Monza Ufficio Informazione e Accoglienza Turistica Associazione Pro Monza
Tel./Fax 039.323222
lunedì 10 maggio 2010
riavvio del blog
Da questo momento è di nuovo attivo e sarà di nuovo possibile dialogare con noi attraverso questo strumento.
Aspettiamo commenti, riflessioni e proposte.
tutti pazzi per Patty
Tutti pazzi per patty!
Quando il 9 giugno del 2008 su sky comparve per la prima volta Patty Castro (l’attrice Laura Esquivel), nessuno avrebbe pensato che quella ragazzina con le treccie, l’apparecchio e degli occhiali neri che renderebbero brutta la stessa venere, sarebbe entrata a far parte della vita di milioni di ragazzine in tutto il mondo. Comprendere il successo della pattymania è veramente difficile. In effetti il “mondo di patty” è una soap per ragazzi girata in economia, con una storia abbastanza prevedibile e attori con una recitazione non proprio da premio Oscar. Eppure si sono venduti milioni di dischi e da quel giorno in Argentina hanno girato quattro serie.La trama racconta di Patty e di sua mamma Carmen che si trasferiscono a Buenos Aires in casa di Leandro (che in realtà è il padre di Patty, ma la ragazzina non lo sa perché la madre non vuole rivelaglielo). Leandro è fidanzato con Bianca, una donna un po’ pazza che dice ai suoi due figli che il loro padre è morto per non rivelargli la verità, cioè che il padre è in galera. La figlia di Bianca, Antonella(Brenda Asnicar), antagonista di Patty, frequenta la stessa scuola di Patty, la Pretty Land School of Art, una specie di scuola per diventare musicisti. Le ragazze della scuola sono divise in due gruppi: le Divine, capeggiate da Antonella, ragazze”trendy & fashion”, e le Popolari, capitanate da Patty, ragazze,semplici e non certo snob. I due gruppi si sfidano a suon di canzoni e coreografie, con tutti i mezzi, a volte poco leali (questi ultimi i preferiti di Antonella). Il tutto si intreccia con prime storie d’amore e tanti equivoci….
Il grande successo di questa baby-soap penso sia dovuto al fatto che si parli di temi molto cari agli adolescenti. Infatti in un intervista televisiva Laura Esquivel ha detto: “Tutta la trama del mondo di patty si può riassumere in tre A: Amicizia, Amore e Antagonismo. L’amicizia è intesa come modo per superare i momenti difficili.” Infatti,penso che tutti gli spettatori sognino di avere un gruppo di amici come quelli del telefilm, che come canta Patty:” si tienes un problema/si algo le llena de pena/Siempre estaràn tus amigos/amigos del corazòn/… Queste amicizie non sono sempre stabili ma finiscono per un malinteso o cambiano a seconda degli amori, la seconda A. Anche questo tema, l’amore, è molto caro a noi adolescenti che spesso lo viviamo come un sentimento non facile da comprendere proprio come nelle parole di “SUENO DE AMOR”: siento cosas en el corazon/pero contarlas no puedo/tengo un sueno una ilusion/y un sentimiento nuevo/….
Amore e Amicizia sono, penso, i sentimenti positivi della soap. La terza A, l’antagonismo tra i gruppi, pero’, credo, sia il vero successo del”mondo di Patty”. Alla nostra età il problema di essere accettato in un gruppo, diventare popolare, sentirsi apprezzato, soffrire per un esclusione, è molto sentito. Quindi Patty, che nel titolo originale si chiama “Patito Feo”,cioè brutto anatroccolo, suscita simpatia ma anche rabbia perché, è facile identificarsi con lei, goffa e un po’ imbranata. Antonella invece, bella e sicura di sè, è quella a cui vorremmo un po’ somigliare nonostante la sua cattiveria.In fondo in ognuno di noi c’è una Patty e purtroppo anche una “divina” Antonella…
Alunna di 2°C
Quando il 9 giugno del 2008 su sky comparve per la prima volta Patty Castro (l’attrice Laura Esquivel), nessuno avrebbe pensato che quella ragazzina con le treccie, l’apparecchio e degli occhiali neri che renderebbero brutta la stessa venere, sarebbe entrata a far parte della vita di milioni di ragazzine in tutto il mondo. Comprendere il successo della pattymania è veramente difficile. In effetti il “mondo di patty” è una soap per ragazzi girata in economia, con una storia abbastanza prevedibile e attori con una recitazione non proprio da premio Oscar. Eppure si sono venduti milioni di dischi e da quel giorno in Argentina hanno girato quattro serie.La trama racconta di Patty e di sua mamma Carmen che si trasferiscono a Buenos Aires in casa di Leandro (che in realtà è il padre di Patty, ma la ragazzina non lo sa perché la madre non vuole rivelaglielo). Leandro è fidanzato con Bianca, una donna un po’ pazza che dice ai suoi due figli che il loro padre è morto per non rivelargli la verità, cioè che il padre è in galera. La figlia di Bianca, Antonella(Brenda Asnicar), antagonista di Patty, frequenta la stessa scuola di Patty, la Pretty Land School of Art, una specie di scuola per diventare musicisti. Le ragazze della scuola sono divise in due gruppi: le Divine, capeggiate da Antonella, ragazze”trendy & fashion”, e le Popolari, capitanate da Patty, ragazze,semplici e non certo snob. I due gruppi si sfidano a suon di canzoni e coreografie, con tutti i mezzi, a volte poco leali (questi ultimi i preferiti di Antonella). Il tutto si intreccia con prime storie d’amore e tanti equivoci….
Il grande successo di questa baby-soap penso sia dovuto al fatto che si parli di temi molto cari agli adolescenti. Infatti in un intervista televisiva Laura Esquivel ha detto: “Tutta la trama del mondo di patty si può riassumere in tre A: Amicizia, Amore e Antagonismo. L’amicizia è intesa come modo per superare i momenti difficili.” Infatti,penso che tutti gli spettatori sognino di avere un gruppo di amici come quelli del telefilm, che come canta Patty:” si tienes un problema/si algo le llena de pena/Siempre estaràn tus amigos/amigos del corazòn/… Queste amicizie non sono sempre stabili ma finiscono per un malinteso o cambiano a seconda degli amori, la seconda A. Anche questo tema, l’amore, è molto caro a noi adolescenti che spesso lo viviamo come un sentimento non facile da comprendere proprio come nelle parole di “SUENO DE AMOR”: siento cosas en el corazon/pero contarlas no puedo/tengo un sueno una ilusion/y un sentimiento nuevo/….
Amore e Amicizia sono, penso, i sentimenti positivi della soap. La terza A, l’antagonismo tra i gruppi, pero’, credo, sia il vero successo del”mondo di Patty”. Alla nostra età il problema di essere accettato in un gruppo, diventare popolare, sentirsi apprezzato, soffrire per un esclusione, è molto sentito. Quindi Patty, che nel titolo originale si chiama “Patito Feo”,cioè brutto anatroccolo, suscita simpatia ma anche rabbia perché, è facile identificarsi con lei, goffa e un po’ imbranata. Antonella invece, bella e sicura di sè, è quella a cui vorremmo un po’ somigliare nonostante la sua cattiveria.In fondo in ognuno di noi c’è una Patty e purtroppo anche una “divina” Antonella…
Alunna di 2°C
ritrovare il ritmo giusto
Corro, corro tutto il giorno, comincio la giornata svegliandomi velocemente perché tante sono le cose che devo fare e devo farle in fretta perché altrimenti non riuscirò a fare tutto.
La colazione in piedi, con una mano afferro un biscotto, con l’altra verso il caffè, non ho ancora finito di sorseggiarne l’ultimo goccio che la lavastoviglie è già aperta, pronta ad accogliere la tazzina (anche la lavastoviglie funzionerà con il programma veloce!!).Questo dà il ritmo alla giornata, è una continua ricerca di “risparmio” di tempo, ma alla fine, di tutto il tempo che ho accumulato cosa me ne faccio?
Lo occupo a fare altre cose velocemente!!
Alzi la mano chi ogni tanto non vorrebbe fermare l’orologio.
Mi piacerebbe riconquistare una dimensione più umana.
Vorrei riappropriarmi di un ritmo tra il moderato e l’andantino, se proprio necessario con qualche accelerando, ma senza mai esagerare e tornando al più presto al “tempo iniziale”.
Non c’è più un istante per pensare, non riesco a prendermi i tempi per riflettere.
Tutto ci porta ad occupare le ore della nostra giornata per intero, senza interruzioni, la sosta è vissuta come ozio quando va bene, perché spesso ci sentiamo in colpa al solo pensiero di sospendere le nostre azioni in favore di un’onesta tregua.
Ho bisogno di silenzio.
Quella assenza di suono che mi permette di espandermi nello spazio circostante, di far parte di ciò che mi circonda, ma gli spazi del silenzio non ci sono più.
I luoghi del silenzio sono scomparsi, smarriti, spariti.
Anche nelle chiese, i luoghi della meditazione, ormai non c’è tregua, c’è sempre qualcuno che deve suonare, cantare, dire, leggere, fare cose che non permettono alla mia mente di riappropriarsi dei pensieri.
Il silenzio ci fa paura, mancanza di suono, uguale mancanza di vita.
Tutto ciò, detto da una persona che ha fatto della musica una professione, per restare in tema, suona stonato!
Ma non è una contraddizione, quello di cui ho bisogno è il silenzio che mi permette di ascoltare, comprendere.
Quando corro, sento, perché non posso ascoltare, il rumore dell’incedere nervoso, teso e stressato dei miei passi veloci, sento distrattamente chi mi passa accanto, sento i rumori di una vita convulsa, estenuante, sfibrata dalla ricerca di……non so dire esattamente cosa, ma pur sempre una vita che corre perché ha premura!
I rapporti umani sono anch’essi scanditi dall’impazienza, dalla fregola di arrivare al dunque, ma al dunque di cosa?
- Se hai un problema dimmelo. Perché non me ne hai parlato prima?
Prima di chi?
Prima di cosa?
Forse il tempo per parlare è adesso, forse prima non c’era un problema.
Arriveremo a pianificare la nostra esistenza in modo da avere sempre tutto sotto controllo, quindi saprò che oggi posso permettermi di essere triste, perché è già programmato che alla mia migliore amica “avanzeranno” quei due o tre minuti che mi permetteranno di parlarle.
Ritmo: successione regolare nel tempo di suoni, accenti, cadenze, movimenti; succedersi più o meno ordinato di varie fasi all’interno di fenomeni di diversa natura.
Questo dice il vocabolario, ma chi stabilisce la velocità della successione, chi fissa la frequenza sull’asta graduata del metronomo della nostra vita?
Le pulsazioni al minuto vanno da 40 a 208, i riferimenti da LARGO a PRESTO, in mezzo ci sono una serie infinita di sfumature, perché in vita dobbiamo continuamente trottare con un prestissimo che ci pressa in modo sempre più incalzante e assillante, lasciando i ritmi moderati, lenti ai momenti della malattia, del dolore, della sofferenza e desolazione.
Perché non possiamo semplicemente rallentare, Chopin scrive: stentando, ritardando, quasi a voler far godere fino in fondo del momento magico che la sua musica ci dona.
C’è il testo della canzone di un cantautore che amo molto che dice:
………C'è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d'estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l'ora muta delle fate.
………Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare.
Forse il segreto è tutto nel “tempo sognato che bisognava sognare”
Forse……..
Un sorriso
Lucia Rusconi
http://www.youtube.com/watch?v=hs5x6ZQEWi4
giovedì 18 marzo 2010
La grande Guerra
Raccontare cinematograficamente la Grande Guerra italiana non fu un’impresa semplice, per molto tempo l’argomento è stato un tabù: sshh fate piano, meglio non disturbare il mito, già messo troppo in discussione con il termine “mutilata”, della nostra Vittoria.
L’Italia, è vero, fu tra le potenze vincitrici ma la prima guerra mondiale non fu né la guerra lampo che molti si aspettavano e né l’emblema della trionfante nazione italiana.
L’esercito italiano nutrito a patriottismo vinse piuttosto vomitando depressione, utilizzando gas chimici e scarpe bucate.
Nelle ore di storia propongo agli studenti la visione dei alcune sequenze tratte da due film sull’argomento.
Il primo che, tra diffidenze e polemiche, cercò di parlarne fu Mario Monicelli, regista della commedia all’italiana, nel film “La Grande Guerra” (1959) con Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Ho scelto una sequenza sul tema del rancio che tra le altre cose ha, a mio parere, una riuscitissima definizione della guerra di trincea: essa è “un lungo ozio senza un minuto di riposo”.
Figlio dei controversi anni Settanta è il ben più critico “Uomini contro” di Francesco Rosi, regista pacifista. Il film è tratto dal libro “Un anno sull’Altipiano” di Emilio Lussu, dal quale riprende la figura, perfetta per la serie televisiva Criminal Minds, del generale Leone; le scelte registiche accentuano le tinte cupe e ci fanno cogliere il peso della guerra di trincea alternando momenti di estremo silenzio e lentezza a lunghe scene di caos e sparatorie, dalle quali persino lo spettatore esce stremato!
Ricordo che un film non è un documentario e non vuole esserlo (a meno che non ne sia esplicitata l’intenzione), piuttosto ha la caratteristica di raccontare fatti, anche realmente accaduti, trasmettendo suggestioni e emozioni mediate dalle idee e dal genio del regista e della sua equipe.
Prof.sa Sala
Iscriviti a:
Post (Atom)