giovedì 11 dicembre 2014

LA STORIA DI ADAM

Vi propongo la lettura di una storia semplice, una storia che può assomigliare a ciascuno di noi: un timido protagonista che vorrebbe riuscire a comunicare al meglio con un mondo che lo affascina ma che lo spaventa...
E proprio perché la ricerca del modo migliore per esprimere se stessi accomuna un po' tutti, grandi e piccini, il racconto è stato scritto a due mani: la prima parte è mia mentre la seconda è di un alunno di II C, composta durante un compito in classe.
Buona lettura,
Prof. Maria Sala


Racconto iniziato dalla prof. Sala e completato da un alunno di II C

All’ombra del Big Ben, in un appartamentino piccolo ma curato, Adam era impegnato in una ricerca folle e disperata. Dal corpo esile, efebico e minuto, il viso del giovane ragazzo rappresentava tutta la sua forza; lo sguardo diretto, tagliente, unito ad una fronte liscia e sicura, conferiva un’espressione di pacata fierezza a quei lineamenti così delicati. Nella camera, abitata da vecchie librerie polverose, Adam era chino su spartiti e partiture musicali; mille fogli scarabocchiati affollavano la scrivania  e mille suoni occupavano la mente del ragazzo, tanto da renderlo distratto al mondo esterno, al rumoreggiare del traffico, ai rintocchi dell’imponente orologio che segnavano lo scorrere del tempo, alle chiacchiere festose dei passanti nella via. Voleva, follemente voleva trovare una nota perfetta; non gli bastavano le sette note musicali, voleva qualcosa di diverso per esprimere ciò che aveva nell’animo e ciò che aveva imparato osservando il mondo contemporaneo, così fulmineo, veloce, a volte spietato. In questo ardore le ore passavano, passano i giorni, le settimane e le stagioni si susseguivano, senza che Adam quasi se ne accorgesse, immerso in percorsi identici e labirinti senza soluzione.  Finché un giorno una rondine si posò sulla piccola finestra in legno decorata con tende delicate ornate di ciliegine rosse;  il tenero animaletto del cielo proveniva da chissà dove, quel che è certo è che aveva viaggiato a lungo prima di arrivare a Londra in vista della stagione calda. Lieto di aver trovato un angolo riparato, si ricompose le piume e intonò un canto soave che raccontava la sua storia: dei mari e delle montagne che aveva attraversato, dei profumi che aveva conosciuto, dei pericoli che aveva scampato. Era un canto ricco e felice, orgoglioso e libero.  Adam per la prima volta si fermò, rapito dal suo mondo confuso. Si voltò lentamente, come emergendo da un sogno e si sentì frastornato. Che cosa lo aveva colpito così delicatamente ma al contempo in modo così potente quasi da farlo sussultare? Che cosa  lo richiamava irresistibilmente come il canto delle sirene? Si alzò e seguì la melodia fino alla finestra; spostò la tenda facendo tremare di paura il povero uccellino che, ridotto quasi in fin di vita dallo spavento, non ci pensò due volte a volatilizzarsi. Adam lo vide mentre sgraziato e sconvolto riprendeva la via del cielo e si accorse per la prima volta che l’atmosfera plumbea e nebbiosa tipica della città aveva lasciato spazio ad un azzurro intenso, a tratti scherzosamente ravvivato da nuvolette bianche e dalle linee morbide.  Fu allora che capì. Quasi come se il racconto sul mondo dell’ignaro uccellino gli avesse sussurrato inconsciamente qualche idea Adam provò l’irrefrenabile impulso di uscire. Sì ,  voleva  uscire,  vedere,  scoprire. Decise di partire e quasi meccanicamente riempì la vecchia valigia rossa in pelle, eredità del nonno materno noto esploratore britannico,   e dopo uno sguardo distratto al piccolo appartamento, che gli parve per un attimo ancor più angusto, si avvicinò alla porta di casa. Si fermò un istante sull’uscio, sospirò, strinse la valigia in un pugno saldo e pallido allungò la gracile gamba destra. Fu così che sentì la porta chiudersi cigolando dietro di sé e il vecchio pavimento in legno del corridoio del palazzo scricchiolare ad ogni passo. Forse solo viaggiando avrebbe scoperto ciò che tanto desiderava: avrebbe cercato nel mondo la nota perfetta.
                                                                            (continua tu………….)

Adam fuori nel mondo che cosa poteva fare? Da dove poteva iniziare la sua avventura? All’ improvviso, fuori da quel palazzo, si ritrovò in mezzo a mille suoni, gli sembravano un po’ rumore e un po’ musica ma comunque tutti assordanti. Chiuse gli occhi ed immaginò di essere in mezzo ad una banda con strumenti che emanavano dolci note ed altri che gli spezzavano i timpani. Adam non era sicuro di riuscire ad affrontare tutti quei colori, quel chiasso e soprattutto quella vita, ma doveva farlo, lo sentiva dentro nella sua anima che quella sarebbe stata la scelta giusta. Prese tutta la sua forza ed iniziò il suo cammino per la grande città. Si fermava ad ogni movimento sconosciuto e ad ogni luce, osservava le persone come fossero stupide a correre in quel modo e si domandava: questa gente dov’è diretta? Per cosa si agita così tanto? Mentre la sua mente e i suoi occhi si incantavano nell’esplorare il mondo fuori dal suo, il tempo scorreva, sì, scorreva talmente veloce che arrivò il buio e lui si accorse di un bagliore davanti ai suoi occhi che sovrastava tutto il resto. Si  bloccò, guardò a destra e poi a sinistra, si girò su se stesso finché  si accorse che quella grande luce arrivava dall’alto, tanto in alto che dovette piegare il collo all’indietro per ammirare quella maestosa bellezza.  Era arrivato sotto il Big Ben, si ritrovò travolto da un’emozione senza descrizione quando il grande orologio iniziò a contare le ore e ancora di più quando sentì il cinguettio tanto famigliare dell’uccellino di casa. Adam era frastornato da tutte quelle immagini e da quei suoni percepiti in così poche ore ma era eccitatissimo per tutto quello che gli poteva offrire quel pazzo mondo. Dai rintocchi dell’orologio ne ebbe la conferma,  era per lui tempo di raggiungere il suo sogno: sentiva il desiderio vibrare nelle vene. Contento ed emozionato si recò in un’edicola e comprò una mappa, non gli erano molto chiare tutte quelle linee, cerchi, triangoli ma era sicuro che ci sarebbe riuscito. Come prima esperienza prese il treno e si spostò su e giù per tutto il paese scoprendo cose meravigliose. La musica percorreva tutto, paesi, persone animali e la natura, tutto era musica, si accorse che anche il silenzio era musica per le sue orecchie. Infine Adam decise di andare ad ascoltare la musica del mare, prese la sua valigia e si imbarcò sopra ad un peschereccio e lì iniziò la sua vera scoperta. Il ragazzo trascorse giorni e giorni in mare e mai si stancò di quel suono, la nota del mare, quella melodia dolce che però poteva diventare aggressiva, a volte malinconica, a volte allegra, quelle note erano vita. Adam capì che quello che stava cercando, l’ottava nota, era esattamente quello che stava vivendo: il mare era l’ottava nota con tutto quello che può darti. La musica che crea il mare è vita, passa dalla tranquillità alla burrasca, può darti amore ma anche odio; ma in fondo è proprio questa misteriosa pienezza a rendere il suo suono così affasciante. Compreso questo Adam imparò ad avere il coraggio di accettare la gioia e la paura non smettendo più di navigare e di percorrere la vita in lungo e in largo.

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