E proprio perché la ricerca del modo migliore per esprimere se stessi accomuna un po' tutti, grandi e piccini, il racconto è stato scritto a due mani: la prima parte è mia mentre la seconda è di un alunno di II C, composta durante un compito in classe.
Buona lettura,
Prof. Maria Sala
Racconto iniziato dalla prof. Sala e completato da un alunno di II C
All’ombra del Big Ben, in un
appartamentino piccolo ma curato, Adam era impegnato in una ricerca folle e
disperata. Dal corpo esile, efebico e minuto, il viso del giovane ragazzo
rappresentava tutta la sua forza; lo sguardo diretto, tagliente, unito ad una
fronte liscia e sicura, conferiva un’espressione di pacata fierezza a quei
lineamenti così delicati. Nella
camera, abitata da vecchie librerie polverose, Adam era chino su spartiti e
partiture musicali; mille fogli scarabocchiati affollavano la scrivania e mille suoni occupavano la mente del ragazzo,
tanto da renderlo distratto al mondo esterno, al rumoreggiare del traffico, ai
rintocchi dell’imponente orologio che segnavano lo scorrere del tempo, alle
chiacchiere festose dei passanti nella via. Voleva, follemente
voleva trovare una nota perfetta; non gli bastavano le sette note musicali,
voleva qualcosa di diverso per esprimere ciò che aveva nell’animo e ciò che
aveva imparato osservando il mondo contemporaneo, così fulmineo, veloce, a
volte spietato. In questo
ardore le ore passavano, passano i giorni, le settimane e le stagioni si
susseguivano, senza che Adam quasi se ne accorgesse, immerso in percorsi
identici e labirinti senza soluzione. Finché un
giorno una rondine si posò sulla piccola finestra in legno decorata con tende
delicate ornate di ciliegine rosse; il
tenero animaletto del cielo proveniva da chissà dove, quel che è certo è che
aveva viaggiato a lungo prima di arrivare a Londra in vista della stagione
calda. Lieto di aver trovato un angolo riparato, si ricompose le piume e intonò
un canto soave che raccontava la sua storia: dei mari e delle montagne che
aveva attraversato, dei profumi che aveva conosciuto, dei pericoli che aveva
scampato. Era un canto ricco e felice, orgoglioso e libero. Adam per la
prima volta si fermò, rapito dal suo mondo confuso. Si voltò lentamente, come
emergendo da un sogno e si sentì frastornato. Che cosa lo aveva colpito così
delicatamente ma al contempo in modo così potente quasi da farlo sussultare?
Che cosa lo richiamava irresistibilmente
come il canto delle sirene? Si alzò e
seguì la melodia fino alla finestra; spostò la tenda facendo tremare di paura
il povero uccellino che, ridotto quasi in fin di vita dallo spavento, non ci
pensò due volte a volatilizzarsi. Adam lo vide mentre sgraziato e sconvolto
riprendeva la via del cielo e si accorse per la prima volta che l’atmosfera
plumbea e nebbiosa tipica della città aveva lasciato spazio ad un azzurro
intenso, a tratti scherzosamente ravvivato da nuvolette bianche e dalle linee
morbide. Fu allora
che capì. Quasi come se il racconto sul mondo dell’ignaro uccellino gli avesse
sussurrato inconsciamente qualche idea Adam provò l’irrefrenabile impulso di
uscire. Sì , voleva uscire, vedere, scoprire. Decise di
partire e quasi meccanicamente riempì la vecchia valigia rossa in pelle,
eredità del nonno materno noto esploratore britannico, e dopo
uno sguardo distratto al piccolo appartamento, che gli parve per un attimo
ancor più angusto, si avvicinò alla porta di casa. Si fermò un istante
sull’uscio, sospirò, strinse la valigia in un pugno saldo e pallido allungò la
gracile gamba destra. Fu così che
sentì la porta chiudersi cigolando dietro di sé e il vecchio pavimento in legno
del corridoio del palazzo scricchiolare ad ogni passo. Forse solo viaggiando
avrebbe scoperto ciò che tanto desiderava: avrebbe cercato nel mondo la nota
perfetta.
(continua
tu………….)
Adam fuori nel mondo che cosa poteva
fare? Da dove poteva iniziare la sua avventura? All’ improvviso, fuori da quel palazzo,
si ritrovò in mezzo a mille suoni, gli sembravano un po’ rumore e un po’ musica
ma comunque tutti assordanti. Chiuse gli occhi ed immaginò di essere in mezzo
ad una banda con strumenti che emanavano dolci note ed altri che gli spezzavano
i timpani. Adam non era sicuro di riuscire ad
affrontare tutti quei colori, quel chiasso e soprattutto quella vita, ma doveva
farlo, lo sentiva dentro nella sua anima che quella sarebbe stata la scelta
giusta. Prese tutta la sua forza ed iniziò il
suo cammino per la grande città. Si fermava ad ogni movimento sconosciuto
e ad ogni luce, osservava le persone come fossero stupide a correre in quel
modo e si domandava: questa gente dov’è diretta? Per cosa si agita così tanto? Mentre la sua mente e i suoi occhi si
incantavano nell’esplorare il mondo fuori dal suo, il tempo scorreva, sì, scorreva
talmente veloce che arrivò il buio e lui si accorse di un bagliore davanti ai
suoi occhi che sovrastava tutto
il resto. Si
bloccò, guardò a destra e poi a sinistra, si girò su se stesso finché si accorse che quella grande luce arrivava
dall’alto, tanto in alto che dovette piegare il collo all’indietro per ammirare
quella maestosa bellezza. Era arrivato sotto il Big Ben, si
ritrovò travolto da un’emozione senza descrizione quando il grande orologio
iniziò a contare le ore e ancora di più quando sentì il cinguettio tanto
famigliare dell’uccellino di casa. Adam era frastornato da tutte quelle
immagini e da quei suoni percepiti in così poche ore ma era eccitatissimo per
tutto quello che gli poteva offrire quel pazzo mondo. Dai rintocchi dell’orologio ne ebbe la
conferma, era per lui tempo di
raggiungere il suo sogno: sentiva il desiderio vibrare nelle vene. Contento ed emozionato si recò in
un’edicola e comprò una mappa, non gli erano molto chiare tutte quelle linee,
cerchi, triangoli ma era sicuro che ci sarebbe riuscito. Come prima esperienza
prese il treno e si spostò su e giù per tutto il paese scoprendo cose
meravigliose. La musica percorreva tutto, paesi,
persone animali e la natura, tutto era musica, si accorse che anche il silenzio
era musica per le sue orecchie. Infine Adam decise di andare ad
ascoltare la musica del mare, prese la sua valigia e si imbarcò sopra ad un
peschereccio e lì iniziò la sua vera scoperta. Il ragazzo trascorse giorni e giorni in
mare e mai si stancò di quel suono, la nota del mare, quella melodia dolce che
però poteva diventare aggressiva, a volte malinconica, a volte allegra, quelle
note erano vita. Adam capì che quello che stava cercando, l’ottava nota, era
esattamente quello che stava vivendo: il mare era l’ottava nota con tutto
quello che può darti. La musica che crea il
mare è vita, passa dalla tranquillità alla burrasca, può darti amore ma anche
odio; ma in fondo è proprio questa misteriosa pienezza a rendere il suo suono
così affasciante. Compreso questo Adam imparò ad avere il coraggio di
accettare la gioia e la paura non smettendo più di navigare e di percorrere la
vita in lungo e in largo.
Nessun commento:
Posta un commento