Vi propongo la lettura di un elaborato di un'alunna di 1^ C
Prof.Maria Sala
C’era una volta Elephant Transport un elefante chiamato così perché con la sua lunghissima proboscide a scala aiutava a fare i traslochi.
Elephant Transport era grigio, aveva gli occhi nocciola e il pelo soffice e morbido, l’unica cosa che lo distingueva dalla sua tribù era la proboscide, per la sua forma angolare.
Un giorno l’animale venne chiamato dal comune per la ricostruzione dell’agenzia di viaggi in Via Cavour a Berlino.Allungando la sua strana e fantastica proboscide, i traslocatori le passavano sopra trasportando merce di ogni genere, come librerie, mobili e armadi.
Una notizia incredibile arrivò alle orecchie di Transport: il presidente dell’America l’aveva chiamato per la ristrutturazione della Statua della Libertà.
La creatura,commossa ed entusiasta per la notizia, decise di festeggiare in compagnia dei suoi amici al bar dell’Angolo con cocktails e patatine.
L’elefante, felicissimo, decise di fare un gioco di prestigio con i bicchierini di plastica. Il gioco consisteva nel mettere un bicchiere su ogni scalino della sua proboscide e con musica a palla doveva ballare la canzone di Shakira,”Waka -Waka “Lui e i suoi amici si scatenarono per tutta la notte.
Il gran giorno arrivò e il 22 Settembre 2011 Transport, arrivato all’aeroporto, caricò i bagagli e partì.
Durante il viaggio incontrò tantissimi personaggi famosi come George Clooney e Brad Pitt e fece amicizia.
Ormai l’elefante era conosciuto in tutto il mondo e, arrivato in America, un gruppo di fan lo accompagnò dal Presidente Barack Obama, nella Casa Bianca; Obama lo accolse con grande rispetto ed educazione.
Transport era diventato molto famoso e conosciuto in tutto il mondo, ebbe una carriera molto importante e diventò molto ricco, proprio per questa sua diversità ( peculiarità ) che lo rendeva unico.
lunedì 31 gennaio 2011
giovedì 27 gennaio 2011
Giornata della memoria
Cari ragazzi è proprio in occasione della giornata della memoria che vi propongo questa poesia, un classico, scritto da Primo Levi.
Lo scrittore ha vissuto l’esperienza del campo di sterminio in prima persona e, per fortuna, al suo ritorno ci ha lasciato diversi scritti a testimonianza di quanto accaduto. Non ha potuto scrivere durante quella tragica esperienza, non era concesso neppure scrivere, né cantare, né reagire…
La poesia descrive la condizione in cui uomini e donne erano costretti a vivere nei lager: soffrivano ogni giorno, la sofferenza era fisica, mentale e morale.
La poesia si conclude con un appello: non dobbiamo dimenticare ciò che è stato.
Dunque, come vi dicevo ecco a voi la poesia.
Se questo è un uomo
“Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole
scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi o alzandovi;
ripetetele ai vostri figli
o vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi”
Primo Levi, 1947
Sempre in merito a questo tema vi segnalo che alla televisione in questi giorni ho visto che in programmazione ci dovrebbe essere la trasmissione del film intitolato “il bambino con il pigiama a righe” tratto dall’omonimo libro scritto da John Boyne. In questo film potrete apprezzare come l’amicizia non ha pregiudizi di alcun tipo.Primo Levi, 1947
Spero di avervi dato qualche spunto di riflessione, se volete possiamo parlarne insieme!
Ciao!!Prof.Magni
lunedì 17 gennaio 2011
Internet
Alcune riflessioni sull'uso consapevole di internet in un tema di un'alunna di 3^A
Prof. Daniela Piazza
Se c’è un fenomeno che caratterizza la nostra epoca è il bombardamento vertiginoso di informazioni cui siamo quotidianamente sottoposti e che è destinato ad aumentare con gli anni.
È una cosa positiva perché il nostro cervello ha bisogno di continui svariati stimoli.
Ciò è possibile grazie alla radio, televisione, riviste, giornali e per ultimo, ma non per ultimo di importanza la nostra rete delle reti: Internet.
Ogni giorno migliaia e migliaia di persone si connettono alla rete. Come ho già affermato grazie ad essa si possono acquisire informazioni, ma non solo…
Internet è un mezzo che stimola l’interattività e la partecipazione attiva, anche se è vero che i siti più cliccati (dopo i social-network) sono quelli più "stupidotti” , ma ciò non toglie che siano a portata di clic siti di biblioteche, di università, di quotidiani… Poi ciascuno è libero di scegliere secondo i propri interessi, le proprie inclinazioni, il proprio stato emotivo e culturale… Grazie ai miliardi di social-network e chat in rete è possibile una comunicazione più immediata, rapida e diretta, che, rispetto ai telefonini è più vantaggiosa economicamente (non si spendono soldi). Inoltre, grazie alla rete si sono potute smentire bugie e falsità, soprattutto poliche ed è anche grazie ad essa che si sono diffuse alcune affermazioni o ideali corretti. Attraverso internet i paesi economicamente più arretrati possono “avvertire della loro presenza…”
Ma oltre a ciò è importante sottolineare anche i numerosi svantaggi della rete. In primo luogo i computer o P.C sono possibili solo a coloro in grado di acquistarli e capaci di utilizzarli. Nella varie “chat”, non hai la certezza che la persona con cui parli sia proprio quella che afferma di essere. È così che le persone con cattive intenzioni agiscono e purtroppo, spesso riescono ad ottenere ciò che vogliono anche per l’ingenuità dei ragazzi miei coetanei. Non è nemmeno giusto dire che solo in Internet ci si possa esprimere liberamente, tutti possono chiacchierare tranquillamente ovunque. Oltre a ciò, il cyber- spazio ti può catturare e una volta che sei finito nella trappola… bhe è la fine!!
Ti estranea dalla reale “vita sociale” se usato con eccesso!! Io credo che la rete sia una possibilità per ricevere e scambiare informazioni, permea ormai le nostre vite, è uno stumento di lavoro, di gioco, di studio e di divertimento. Il suo funzionamento ha influenzato il nostro modo di pensare, ragionare e giudicare…
Prof. Daniela Piazza
Se c’è un fenomeno che caratterizza la nostra epoca è il bombardamento vertiginoso di informazioni cui siamo quotidianamente sottoposti e che è destinato ad aumentare con gli anni.
È una cosa positiva perché il nostro cervello ha bisogno di continui svariati stimoli.
Ciò è possibile grazie alla radio, televisione, riviste, giornali e per ultimo, ma non per ultimo di importanza la nostra rete delle reti: Internet.
Ogni giorno migliaia e migliaia di persone si connettono alla rete. Come ho già affermato grazie ad essa si possono acquisire informazioni, ma non solo…
Internet è un mezzo che stimola l’interattività e la partecipazione attiva, anche se è vero che i siti più cliccati (dopo i social-network) sono quelli più "stupidotti” , ma ciò non toglie che siano a portata di clic siti di biblioteche, di università, di quotidiani… Poi ciascuno è libero di scegliere secondo i propri interessi, le proprie inclinazioni, il proprio stato emotivo e culturale… Grazie ai miliardi di social-network e chat in rete è possibile una comunicazione più immediata, rapida e diretta, che, rispetto ai telefonini è più vantaggiosa economicamente (non si spendono soldi). Inoltre, grazie alla rete si sono potute smentire bugie e falsità, soprattutto poliche ed è anche grazie ad essa che si sono diffuse alcune affermazioni o ideali corretti. Attraverso internet i paesi economicamente più arretrati possono “avvertire della loro presenza…”
Ma oltre a ciò è importante sottolineare anche i numerosi svantaggi della rete. In primo luogo i computer o P.C sono possibili solo a coloro in grado di acquistarli e capaci di utilizzarli. Nella varie “chat”, non hai la certezza che la persona con cui parli sia proprio quella che afferma di essere. È così che le persone con cattive intenzioni agiscono e purtroppo, spesso riescono ad ottenere ciò che vogliono anche per l’ingenuità dei ragazzi miei coetanei. Non è nemmeno giusto dire che solo in Internet ci si possa esprimere liberamente, tutti possono chiacchierare tranquillamente ovunque. Oltre a ciò, il cyber- spazio ti può catturare e una volta che sei finito nella trappola… bhe è la fine!!
Ti estranea dalla reale “vita sociale” se usato con eccesso!! Io credo che la rete sia una possibilità per ricevere e scambiare informazioni, permea ormai le nostre vite, è uno stumento di lavoro, di gioco, di studio e di divertimento. Il suo funzionamento ha influenzato il nostro modo di pensare, ragionare e giudicare…
domenica 16 gennaio 2011
IL BUON UMORE DELL’ESSERE SE STESSI
Alessandro D’Avenia, autore del romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue, ha incontrato i ragazzi monzesi per una riflessione sulla giovinezza.
Troneggia Palermo sullo sfondo e lì, tra il mare e la terra che sa di vita, Alessandro D’Avenia passeggia masticando sogni e libri. Un’adolescenza serena costellata da tanti incontri decisivi: il professore di lettere, uomo straordinario «capace di far toccare con mano la bellezza» e il cammino con padre Puglisi, docente di religione e guida spirituale grazie al quale ha potuto capire quale fosse la sua vocazione, realizzando così di voler spendere, a suo modo, la vita per gli altri. Non mancano, però, anche i ricordi tristi, quelli che hanno permesso ad Alessandro di dare un senso alla sofferenza «ho imparato sulla mia pelle che il dolore rappresenta una parte costituente della vita, ma al servizio della vita. Noi vogliamo controllare, avere potere, dominio su tutto, persino sulla nostra esistenza; il dolore ci mette di fronte alla realtà e così scopriamo che, in fin dei conti, non controlliamo proprio niente. Davanti a tale verità le persone reagiscono in maniera differente o sprofondano nello struggimento e sconforto o trovano un ascolto nuovo». Parole imbevute di saggezza quotidiana eppure così leggere. E se è vero che esistono persone che parlano riempiendosi la bocca di vuoto, è altrettanto evidente che ne esistono altre in grado di vivere e morire per le proprie parole. Il suo entusiasmo e l’amore per la Vita, quella con la v maiuscola, è palpabile e attraente. Adulti e ragazzi ne sono completamente affascinati. Venerdì 12 novembre in molti a Monza hanno avuto la fortuna di assaporare il suo carisma: lo scrittore, infatti, ha incontrato in mattinata gli studenti del Collegio Villoresi per una conferenza sul romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue. E così, tra una citazione dell’Antico Testamento e una battuta del film Hitch, lui sì che capisce le donne, il libro è stato lo spunto per una considerazione più ampia sul senso dell’essere adolescenti oggi: «Tutti noi abbiamo una vocazione e il miracolo dell’essere uomini è proprio il saper riconoscere che dietro ai nostri volti, ai nostri occhi si trova qualcosa di molto più grande. Quando si è ragazzi si vorrebbe raccontare agli altri la propria identità, ma si può essere veramente se stessi solo nella dimensione in cui voi ragazzi decidete di non fermarvi alla superficie, ma vi date risposte più profonde. Non dovete ricercare all’esterno un qualcosa che renda "grande" la vostra vita, perché siete già voi dall’interno una cosa grande. E la vita è tale, indipendentemente dalle vostre fragilità». La distanza tra Alessandro dietro al microfono e i ragazzi era inesistente. Era uno di loro per raccontare la storia di Leo, il protagonista del romanzo, un sedicenne come tanti preoccupato più dei suoi capelli e delle scorribande in motorino che della sua vera identità. Un ragazzo che, a un certo punto della vita, si trova costretto a dover fronteggiare il dolore, tirare fuori la forza di un leone per sanguinare di fronte alla malattia della sua bella Beatrice e da lì rinascere cambiando prospettiva. Una storia intrisa di lacrime, speranze e di Dio. «Leo e tutti noi siamo dentro una narrazione straordinaria, siamo nel disegno e nel sogno di Dio. Il Signore è onnipotenza, ma dentro di lui ci siamo noi; Dante nel Paradiso vede la Trinità e il volto di Cristo, attraverso il quale riesce a vedere il suo. E il nostro Paradiso inizia qui, sulla Terra, quando incolliamo al nostro nome la nostra vera identità». Ai tanti che gli hanno domandato il segreto per trovare la propria vocazione, Alessandro ha suggerito il silenzio «ascoltatevi, imparate ad apprezzare, sfruttare e alimentare tutte le opportunità di silenzio che avete. Per entrare in contatto con se stessi bisogna stare in silenzio e sentire, tutto è dono». Dono è l’amore che riceviamo, le sofferenza che patiamo, i progetti che abbiamo e le scelte che ci caratterizzano. «La vita è un dono, il più grande».
Prof. Benedetta Trabattoni
Troneggia Palermo sullo sfondo e lì, tra il mare e la terra che sa di vita, Alessandro D’Avenia passeggia masticando sogni e libri. Un’adolescenza serena costellata da tanti incontri decisivi: il professore di lettere, uomo straordinario «capace di far toccare con mano la bellezza» e il cammino con padre Puglisi, docente di religione e guida spirituale grazie al quale ha potuto capire quale fosse la sua vocazione, realizzando così di voler spendere, a suo modo, la vita per gli altri. Non mancano, però, anche i ricordi tristi, quelli che hanno permesso ad Alessandro di dare un senso alla sofferenza «ho imparato sulla mia pelle che il dolore rappresenta una parte costituente della vita, ma al servizio della vita. Noi vogliamo controllare, avere potere, dominio su tutto, persino sulla nostra esistenza; il dolore ci mette di fronte alla realtà e così scopriamo che, in fin dei conti, non controlliamo proprio niente. Davanti a tale verità le persone reagiscono in maniera differente o sprofondano nello struggimento e sconforto o trovano un ascolto nuovo». Parole imbevute di saggezza quotidiana eppure così leggere. E se è vero che esistono persone che parlano riempiendosi la bocca di vuoto, è altrettanto evidente che ne esistono altre in grado di vivere e morire per le proprie parole. Il suo entusiasmo e l’amore per la Vita, quella con la v maiuscola, è palpabile e attraente. Adulti e ragazzi ne sono completamente affascinati. Venerdì 12 novembre in molti a Monza hanno avuto la fortuna di assaporare il suo carisma: lo scrittore, infatti, ha incontrato in mattinata gli studenti del Collegio Villoresi per una conferenza sul romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue. E così, tra una citazione dell’Antico Testamento e una battuta del film Hitch, lui sì che capisce le donne, il libro è stato lo spunto per una considerazione più ampia sul senso dell’essere adolescenti oggi: «Tutti noi abbiamo una vocazione e il miracolo dell’essere uomini è proprio il saper riconoscere che dietro ai nostri volti, ai nostri occhi si trova qualcosa di molto più grande. Quando si è ragazzi si vorrebbe raccontare agli altri la propria identità, ma si può essere veramente se stessi solo nella dimensione in cui voi ragazzi decidete di non fermarvi alla superficie, ma vi date risposte più profonde. Non dovete ricercare all’esterno un qualcosa che renda "grande" la vostra vita, perché siete già voi dall’interno una cosa grande. E la vita è tale, indipendentemente dalle vostre fragilità». La distanza tra Alessandro dietro al microfono e i ragazzi era inesistente. Era uno di loro per raccontare la storia di Leo, il protagonista del romanzo, un sedicenne come tanti preoccupato più dei suoi capelli e delle scorribande in motorino che della sua vera identità. Un ragazzo che, a un certo punto della vita, si trova costretto a dover fronteggiare il dolore, tirare fuori la forza di un leone per sanguinare di fronte alla malattia della sua bella Beatrice e da lì rinascere cambiando prospettiva. Una storia intrisa di lacrime, speranze e di Dio. «Leo e tutti noi siamo dentro una narrazione straordinaria, siamo nel disegno e nel sogno di Dio. Il Signore è onnipotenza, ma dentro di lui ci siamo noi; Dante nel Paradiso vede la Trinità e il volto di Cristo, attraverso il quale riesce a vedere il suo. E il nostro Paradiso inizia qui, sulla Terra, quando incolliamo al nostro nome la nostra vera identità». Ai tanti che gli hanno domandato il segreto per trovare la propria vocazione, Alessandro ha suggerito il silenzio «ascoltatevi, imparate ad apprezzare, sfruttare e alimentare tutte le opportunità di silenzio che avete. Per entrare in contatto con se stessi bisogna stare in silenzio e sentire, tutto è dono». Dono è l’amore che riceviamo, le sofferenza che patiamo, i progetti che abbiamo e le scelte che ci caratterizzano. «La vita è un dono, il più grande».
Prof. Benedetta Trabattoni
venerdì 14 gennaio 2011
mercoledì 12 gennaio 2011
Cartellette d'autore
I ragazzi di prima e seconda media si sono cimentati nella costruzione di una
cartelletta per archiviare i disegni di tecnologia ecco alcuni esempi davvero
significativi e degni di nota.
Prof.Barbara Cavaletti
cartelletta per archiviare i disegni di tecnologia ecco alcuni esempi davvero
significativi e degni di nota.
Prof.Barbara Cavaletti
domenica 9 gennaio 2011
Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati
Una carrellata di elaborati svolti nel mese di dicembre, buona visione.
Cara Livorio
1C--Star ornaments with the zig-zag line. "Linea spezzata applicata alle decorazioni di Natale"
Cara Livorio
1C--Star ornaments with the zig-zag line. "Linea spezzata applicata alle decorazioni di Natale"
2A,B,C Veicolare--Volume applied to Christmas ornaments "Il volume applicato alle decorazioni di Natale"
3C--Tassellations of characters "Tasselatura di personaggi"
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