Il momento più particolare
che ho vissuto durante l’estate è stato un pomeriggio in Inghilterra.
Ero in giardino, una distesa di erba verde e rigogliosa, dove le
farfalle e gli uccellini svolazzavano tra i rami degli alberi, dove gli scoiattoli
si nascondevano tra i cespugli pungenti di bacche rosse.
Ero a giocare sotto il sole cocente, la testa mi scottava, la luce era
forte tanto da non riuscire a tenere gli occhi aperti, il mio corpo era
appesantito e accaldato, io ero confusa, mi girava la testa, da un momento
all’altro sarei potuta svenire, avevo tanta sete; mi sembrava di essere in un
deserto infinito.
Tutto girava intorno a me nulla era fermo, io cercavo l’ombra, ma le mie
ricerche finirono invano, disperse tra la mia disperazione.
Fortunatamente dopo venti lunghissimi minuti il gioco finì, io mi
trascinai sotto il grande abete color verde intenso, pieno di piccole pigne.
Mi sentivo rinascere: quell’ombra fresca, quella brezza rilassante e
rigenerante, quel silenzio meraviglioso, gli alberi, il vento, i fiori
profumati e colorati e gli uccellini
parlavano tra di loro; un discorso allegro e colorato, pacifico, pieno
di sorrisi.
Recuperai le forze e corsi alla fontanella di metallo grigiastro, presi
un bicchiere d’acqua fresca e limpida.
Tornai all’albero, mi sdraiai tra i fili d’erba che mi solleticavano le
braccia e le gambe, mentre la brezza mi scompigliava i capelli, tra gli immensi
rami dell’abete si intravedeva il colore azzurro del cielo terso.
Mi guardavo intorno e vedevo le dolci forme delle colline rattoppate da
campi, orti e frutteti perfettamente compatti e simmetrici.
Ero rilassata e ogni tanto sorseggiavo un po’ di quell’acqua fresca,
dopo qualche minuto mi si avvicinò un pettirosso e rimase lì a guardarmi
perplesso, ma poco dopo volò via libero nel cielo.
In quel momento stavo bene, il mio corpo era leggero, libero e fresco,
la mia testa era senza pensieri, l’energia mi era tornata ma ero comunque
stanca, chiusi gli occhi mi lasciai trasportare dai suoni della natura.
Si fece tardi: il sole diventò un’enorme palla rossa, il colore del
cielo era rosa violaceo con delle sfumature azzurre, misteriosamente apparirono
delle imponenti nuvole nere e minacciose, i piedi delle colline erano in
penombra, l’aria cominciava ad essere più frizzante, si percepiva un odore di
umido.
Infatti dopo pochi secondi il cielo si fece scuro color verdognolo, la
pioggia cominciò a precipitare, da un lieve ticchettio a uno scroscio infinito,
i fulmini erano l’unica cosa che illuminava il cielo, i tuoni sembravano
tamburi che creavano un rumore assordante.
Le tenebre oscure si impossessarono del giardino, che da un deserto si
trasformò in un posto pauroso pieno di pozzanghere, pieno di fanghiglia che ti
catturava le gambe, ingoiandole senza pietà nella sua gola.
Io cercai di evitare quelle pozzanghere correndo più veloce che potevo,
ormai ero bagnata, infreddolita, tremavo come una foglia, però oltre la fitta
pioggia intravidi la casa dove alloggiavo, a quel punto corsi ancora più velocemente
e arrivai.
Ero finalmente a casa, ero al caldo accogliente del mio letto, ero salva
dalla luce e dalle tenebre, dal caldo estenuante e dal freddo pungente.
2 commenti:
Bellissimo, particolarmente descrittivo e coinvolgente. Brava !
Che bello ! Complimenti !
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