Un’alunna di terza ha avvicinato
l’esperienza di G. Leopardi a quella di molti ragazzi adolescenti, prendendo
spunto dalla visione dello spettacolo “Fuori misura”, portato in scena dalla
compagnia “Quelli di Grock”.
Prof. Daniela Piazza
Giacomo Leopardi , illustre poeta e
intellettuale dell’800, è un personaggio non sempre così facile da comprendere
e far conoscere, specialmente a ragazzi non più grandi di quattordici anni.
Spesso è un argomento piuttosto pesante e noioso, ma alla visione di questo
spettacolo, al quale ho assistito con la scuola, sono certa che chiunque
rimarrebbe colpito e affascinato da questo celebre scrittore più di quanto già
potesse esserlo. A essere sincera, io, da quando la prima volta in classe ho
sentito la storia di Leopardi e conosciuto un po’ meglio ciò che aveva scritto
e tutte le sue opere, fin da subito mi sono appassionata, anche se non è il
termine più adatto. Tutta questa vicenda che Leopardi vive e racconta nelle sue
poesie, la ricerca della felicità in questo mondo marcio, al punto di trovarti
a interrogarsi sul perché della tua
esistenza, questo desiderio da autodistruggerti, ma non abbastanza, non
abbastanza per farla finita, rimane quella speranza che in fondo è più forte di
qualsiasi cosa, è il desiderio di una vita bella e meravigliosa che ti tiene
legato ad essa. Ed era proprio questo che Andrea, l’attore dello spettacolo,
tentava di esprimerci. Come si è sentito Leopardi, da adolescente, con tutti i
suoi complessi e paranoie che ogni giorno lo tormentavano, non lasciandogli mai
tregua. E aumentavano. Sempre più. Colpito poi anche da una malattia che
purtroppo col passare dei giorni diventava sempre più dolorosa, la sua unica
fonte di “salvezza” era lo studio, i libri, sui quali passava il suo tempo,
stando lì seduto alla sua scrivania solitario, appuntando i suoi pensieri più
profondi. È la sua scalminata voglia di scappare, bloccata e negata che lo
rende ancora più pazzo e insofferente, a causa di questo suo sentirsi troppo
“fuori misura”, creato dal suo aspetto goffo, buffo, brutto, inarcato,
emarginato e sin da piccolo non apprezzato da nessuno. “Fuori misura” il titolo
dello spettacolo, chi non si è mai sentito così? Mi è piaciuto questo paragone
fatto da Andrea tra Leopardi e noi adolescenti, qualsiasi ragazzo prima o poi
si trova così, in questa situazione, si sente sbagliato, diverso, non giusto.
Mentre Andrea recitava, in alcuni momenti, mi è sembrato come se si fermasse
tutto e raccontasse la storia della mia vita a qualcuno che era già lì pronto a
giudicare, come ormai fanno tutti. Pensando che giudicare o addirittura
pregiudicare sia una cosa che fa sentire più grande e superiore. Perché ormai
chi non discrimina, emargina, prende in giro usando le tue debolezze, bullizza
e giudica non può essere nessuno. Benvenuti qui dove tutto è basato su i tuoi
averi, su quello che hai, sull’essere o no popolari, sul modo di vestire, di
ascoltare musica e sulle cose che fai. Benvenuti qui dove se non si è tutti
uguali con determinati aspetti non vali nulla, non sei dentro, non hai i
requisiti per essere giusto e accettato dalla società, sei lo -sfigato-. Ed è
per questo, a causa degli insulti infondati e le critiche su quei chili di
troppo che centinaia di ragazzi, non sentendosi parte del gruppo, iniziano ad
autolesionarsi o c’è chi arriva al
peggio: suicidio. Non c’è più nessuno che guarda all’anima, come scrive
Leopardi. Sono rimasti in pochi coloro capaci di un amore profondo e eterno,
sincero, e leale, come quello che sognano tutte le ragazze da piccole o almeno
che sognavano, sono cambiati i tempi e anche le ragazze non sono più quelle di
prima. Mi piace la vita di Leopardi, nonostante non sia un granchè, con il suo pessimismo
che incolpava qualcosa di diverso ogni volta, ma per qualche strano motivo la
trovo davvero dannatamente intrigante e mi prende veramente tanto. Sarà forse
perché mi ci rispecchio molto. Mi sento così ogni giorno, NON SONO MAI
ABBASTANZA per nessuno.
Rachele
Rachele
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