Giacomo, di 1B, ha declinato il tema Expo in
chiave narrativa immaginando la giornata di un turista smarritosi durante una
visita.
UN TURISTA ALL’EXPO
Era il 30 Aprile
dell’anno 2015. Stava per iniziare l’expo, al quale non volevo mancare perché
desideravo conoscere meglio ciò che tutti noi mangiamo. Ero agitato, non vedevo
l’ora di scendere dall’aereo che avevo preso in Congo, per venire qui a Milano
e poi andare a fare un giro in città e vedere i preparativi dell’expo.
Scesi dall’aereo di
corsa senza neanche aspettare i miei genitori, che stavano ancora ritirando i
bagagli. Una volta in albergo, appoggiai le valigie vicino al letto. Quando
anche mia mamma era pronta, andammo finalmente a vedere i preparativi per
l’expo. L’aria era fredda e mi tagliava la pelle, in città c’era molto caos e
ogni tanto perdevo di vista mia mamma che si fermava a qualche bancarella qua e
là. La gente appendeva manifesti ovunque, alcuni disegnavano fumetti che
avrebbero esposto l’indomani.
La giornata successiva
sarebbe stata splendida, rimuginavo tra me e me. Mentre mi guardavo in giro, mi
accorsi che mia mamma era scomparsa. Gridai, ma non ricevetti nessuna risposta,
continuai a gridare disperatamente in cerca di una risposta ma niente, mia
mamma era scomparsa e non sarei mai riuscito a trovarla con tutta quella folla.
Non ero mai stato così preoccupato, lei era scomparsa chissà dove e io dovevo
anche prendere da mangiare e trovare un posto dove dormire. Mi ricordai che mia
mamma mi aveva lasciato portare i risparmi, allora andai in una delle tante
bancarelle che continuavano a ricevere casse di cibo che avrebbero venduto
durantela fiera e ne comprai un po’.
Mentre mi allontanavo dai
banchi, vidi una bancarella piccola e isolata; mi avvicinai lentamente,
“accomodati!” mi disse un signore dall’espressione gentile e tranquilla, quando
vide che ero un bambino di soli undici anni.
Ero talmente stanco che
non riuscivo nemmeno a stare in piedi, il signore mi fece accomodare su un
divano rosso senza chiedermi perché fossi andato lì. “Questo è il tuo letto” mi
disse portandomi un po’ di tè caldo che bevvi tutto d’un sorso “Non è il
massimo ma ti devi accontentare” continuò.
Il giorno seguente gli
raccontai di mia mamma e della sua scomparsa, lui sembrava stupefatto ma infine
mi disse che mi avrebbe aiutato a cercarla. Aiutai il signore a vendere tutti i
piatti tipici del suo paese e alcuni li trovai davvero strani e gustosi. Ogni
tanto lui regalava un po’ di cibo a chi non poteva permetterselo con la stessa
aria serena e gentile con cui mi aveva accolto. Fu proprio in quel momento che
capii l’importanza dell’expo: aiuta il pianeta e fallo crescere gentilmente
senza distinzioni tra ricchi e poveri, tra gente nera e bianca. Ad un certo
punto vidi una sagoma familiare e con grande stupore e felicità scorsi mia
mamma, la persona a cui volevo più bene al mondo, anche lei affannata a
cercarmi. Le raccontai del signore che mi aveva aiutato e lei lo ringraziò
molto. Per me e mia mamma la vera importanza dell’expo non è stata tanto di
conoscere i piatti tipici dei vari paesi (anche quello) ma soprattutto stare
insieme a gente di paesi diversi, senza pregiudizi e discriminazioni e di
conoscerne le tradizioni.
1 commento:
Bellissimo jack!
alessandro
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