Il percorso di scoperta del potere creativo del linguaggio non può lasciarsi sfuggire la risorsa inesauribile che scaturisce dagli errori o dalle incomprensioni, spesso tanto assurde quanto motivate.
Vi propongo un semplice ma ben fatto esperimento: consiste nel giocare con i modi di dire.
Prof. Sala
IL TOPO O PRIMO O TERZO, MAI SECONDO
C’era una volta un piccolo topo anziano di un color grigiastro scuro che finiva sempre primo o terzo, mai secondo.
A scacchi, in un torneo internazionale, rischiando di arrivare secondo buttò giù il re volontariamente, diventando così terzo.
Nel calcio invece gli piaceva segnare autoreti: si escludeva così ogni probabilità di arrivare secondo nei tornei.
A nuoto, quando capiva di essere secondo, accelerava come un motoscafo stupendo gli spettatori e gli avversari.
E quando era secondo in una gara di atletica? Oh, beh, metteva il turbo e quando lo metteva era inarrestabile, era più veloce di un Jumbo Jet.
Una volta, invece, in una competizione automobilistica, superò il muro del suono per la paura di arrivare secondo.
Per non parlare della più grande, dolorosa caduta del secolo: in un torneo questo piccolo, anziano e grigiastro scuro topo fece un salto di ben cinquanta metri e rotti atterrando di faccia pur di evitare di arrivare secondo.
Questa strana e inguaribile fobia scaturiva dal fatto che un altro topo più anziano un giorno, tanto tempo fa, gli disse che l’arbitro (di tutti questi sport) aveva un cronometro che spacca il secondo!
Un alunno di 1C
1 commento:
troppo divertenteeee bravoo
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